Armando Fabio Ivaldi (Genova)
In margine al soggiorno genovese di Alessandro Stradella (1678-1682): riflessioni su nuovi documenti 

Pur non fornendo notizie eclatanti, alcune inedite fonti archivistiche e letterarie consentono di rileggere, in modo più circostanziato, le dinamiche politico-culturali che caratterizzavano il gruppo aristocratico che dirigeva il Teatro del Falcone di Genova, proprio negli anni in cui Stradella si rifugiò nel capoluogo ligure. Ivi comprese particolari finalità etico-educative insite nella programmazione operistica locale, di regola intesa come glorificazione di strategiche alleanze matrimoniali e finanziarie di clan nobiliari, non sempre o non più del tutto filospagnoli a causa della difficile situazione politica interna ed europea in cui versava la Serenissima Repubblica. Qualche informazione più precisa riguarda anche il ruolo del “gobbo dal violino”, ossia Carlo Ambrogio Lonati, nella gestione artistica della sala genovese nel 1677 e l’efferato omicidio del compositore che, specie per quanto riguarda i mandanti, rimane un complicato “giallo” dagli aspetti non ancora sostanzialmente chiariti.
Una scoperta d’indubbia rilevanza, oltre che molto recente, è poi il ritrovamento di un libretto inedito e manoscritto intitolato La Fidaura (datato 8 settembre 1681), scritto da un certo “Dottor Tullio Arata, e Cavaliere” che lo dedicò a influenti patrizi genovesi legati da parentela sia a quelli del Falcone sia agli illustri patrocinatori di un’opera di Stradella, rappresentata in quel teatro nel 1679 (Le Garre dell’amor heroico). Oltre a costituire una testimonianza preziosa in sé e per sé e per la storia dell’opera di fine Seicento, essa pone o piuttosto ripropone, fra gli altri, un quesito non di poco conto: se, a parte il Moro per amore (24 maggio 1681), commissionato però dal principe mecenate Flavio Orsini di Roma, Stradella non compose effettivamente più drammi per musica a Genova dopo il 1679, fatta eccezione per la serenata Il Barcheggio, prestigioso e remunerativo incarico per degnamente celebrare le fastose nozze Spinola-Brignole Sale (6 luglio 1681).