Sandro Pasqual (Ferrara)
Cavalleria rusticana, sotto le Torri 

L’impresariato – cioè la pars economica, contrapposta alle finalità artistiche – è fonte di informazioni di primario interesse sull’origine e l’evoluzione dell’opera in musica commerciale. Per coglierne il valore esplicativo, però, bisogna recuperarne la semantica, persa nel corso dei successivi grandi cambiamenti sociali.
Questa affermazione costituisce l’argomento della prima tesi che intendo dimostrare, applicandone il modello al caso bolognese a partire dagli ultimi anni del ‘600, e seguendo lo sviluppo della produzione operistica e del suo consumo in città.
Da questa tesi segue un interessante corollario, poiché emerge, dalla ricostruzione dell’ambiente produttivo, che tra gli elementi che sostennero l’iniziativa privata nella complicata e rischiosa impresa di allestire l’opera in musica, la pressione delle stesse categorie artistiche e professionali coinvolte nello spettacolo fu un fattore primario di sviluppo.
Cantanti, compositori, sarti e coreografi, ballerini, si adoperarono in mille modi per intercettare la richiesta di gruppi finanziari, o per crearla ex-novo, così da garantirsi il supporto economico fondamentale per avviare l’iniziativa.
Quando nel 1696 un giovane e promettente tenore fiorentino trapiantato a Bologna, Antonio Ristorini, venne affrontato in pubblico da un celebre cantore di basso suo compatriota, Pietro Moggi, il quale non esitò a minacciarlo con una pistola, le indagini e le testimonianze esclusero rapidamente ogni movente passionale o direttamente economico, per far invece emergere un tessuto di cruda rivalità nella competizione per impossessarsi degli ancora rari spazi di manovra all’interno dell’impresariato di opere in musica.
Le testimonianze raccolte sull’episodio, più teatrale che cruento, e la ricostruzione delle dinamiche interne all’ambiente cosmopolita e rissoso che gravitava attorno all’opera, meritano di rivivere nel dettaglio per la loro divertente ed attuale spontaneità.
Al termine della ricostruzione emerge la conferma che il coinvolgimento di questi attori interessati, alcuni dei quali oscillarono costantemente tra ruoli artistici e incarichi economici, era tale da poter giustificare un – per quanto goffo e plateale – tentativo di omicidio.