in collaborazione col 
Dipartimento delle Arti
Alma Mater Studiorum — Università di Bologna  

Ventitreesimo Incontro 
dei Dottorati di Ricerca in Discipline musicali

sabato 25 maggio 2019, ore 10,45-13,15 e 14,45-17,30

Palazzo Marescotti Brazzetti, Salone Marescotti  
Bologna, via Barberia 4 

Abstracts

Valentina Zappacenere (Firenze)
Vittorio Gui al Teatro di Torino (1925-1927): un repertorio ‘d’eccezione’

La relazione verte su un particolare periodo della carriera di Vittorio Gui (1885-1975), il biennio 1925-1927, da lui trascorso a Torino con l’incarico di costituire e preparare l’orchestra del Teatro di Torino, ed esamina gli obiettivi e le modalità della scelta di un ‘repertorio d’eccezione’. Fonte primaria della ricerca sono i documenti inediti conservati nel Fondo Gui presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, soltanto di recente resi accessibili agli studiosi: tra questi, particolare importanza assume il carteggio con il direttore artistico Guido M. Gatti – incentrato sulla scelta degli orchestrali, dei cantanti e delle opere – accanto ad altri scritti autografi, come gli abbozzi per un’autobiografia e vari articoli. Essendo il Teatro di Torino un teatro atipico, nato con finalità di ordine artistico e culturale prima che di ritorno economico, Gui poté operare scelte inusitate. Il suo interesse si rivolse a composizioni contemporanee, di cui procurò le prime esecuzioni, per Torino e talvolta per l’Italia, come le Sette canzoni, Fata Malerba, Arianna a Nasso, L’Heure espagnole. In questa sede si vaglierà tuttavia, in particolare, il recupero alle scene di opere storicamente importanti ma uscite dal repertorio. Fu il caso dell’Italiana in Algeri: la proposta, di Gatti, fu accolta con favore sia dal promotore e finanziatore, il mecenate Gualino, sia dal direttore. Questi si premurò di individuare cantanti stilisticamente idonei, rivestì il ruolo del ‘regista’ innovando  lo stile delle messinscene – riforma per lui quanto mai urgente – ed effettuò meditati tagli alle partiture, riscontrabili nei volumi della sua biblioteca musicale, dal 1975 conservata presso la Fondazione Rossini di Pesaro. Le modalità di allestimento dell’opera aprirono la strada a quella ‘Rossini Renaissance’ che si dispiegò poi appieno a partire dagli anni Quaranta. Nello stesso filone si inserirono le riprese, dopo decenni di oblio, di Così fan tutte e di Alceste.