in collaborazione col 
Dipartimento delle Arti Alma Mater Studiorum — Università di Bologna  

Ventitreesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»

Abstracts

 


FEDERICO LANZELLOTTI
 (Bologna)

«Order is heaven’s first law»: come riordinare le sonate di Carlo Ambrogio Lonati

Nel corso di una lunga carriera come violinista, cantante, compositore e impresario, Carlo Ambrogio Lonati dedicò al violino un’articolata e variegata produzione. Se si escludono i pezzi apparsi in due antologie pubblicate da John Walsh a Londra nei primi anni del Settecento (apparentemente senza l’autorizzazione del compositore), la quasi totalità delle circa trenta sonate per violino annoverate attualmente nell’elenco delle composizioni di Lonati è affidata alla tradizione manoscritta.
Dodici sonate per violino e basso apparvero in una raccolta organica datata «Milano, Genaio 1701» e dedicata all’imperatore Leopoldo I d’Asburgo, mentre le altre sonate oggi note si conservano sotto forma di fascicoli sciolti o fanno parte di raccolte miscellanee manoscritte conservate in diverse biblioteche d’Europa.
L’eterogeneità dei testimoni noti e l’interesse che alcuni di essi ricoprono non solo nel riordinamento dell’opera di Lonati, ma anche di quella di altri compositori, la disomogenea diffusione delle sonate (alcuni lavori sono ampiamente attestati, mentre altri appaiono in un unico testimone), nonché il rilevamento di alcune “sonate-parodia” e di singole sezioni delle sonate lonatiane estrapolate, rielaborate e riproposte in altri contesti, rendono allo studioso un quadro complesso, che richiede un’urgente opera di ricognizione e riordinamento dei dati disponibili.
Attraverso alcuni esempi significativi, nella relazione si illustrano i fondamentali aspetti storico-codicologici e filologici relativi alla tradizione delle sonate lonatiane, e si accenna ai tratti stilistici propri messi in luce dagli studi disponibili sull’argomento. Su tali basi si imposta quindi la vera e propria proposta operativa di riordinamento, finalizzata a distinguere nettamente le sonate attribuibili a Lonati da quelle che – sulla base dei dati attualmente noti – si debbono più prudentemente considerare dubbie. L’intervento introduce, inoltre, il ritrovamento di un frammento mutilo non ancora noto, la cui attribuzione al compositore viene brevemente discussa.
Una concisa ma necessaria riflessione riguarda, nella seconda parte dell’intervento, l’evidenziazione delle criticità rivelate dall’analisi dell’ampio reticolo di attribuzioni tessuto nel 2004 da Piotr Wilk che, sebbene sia stato uno strumento prezioso per l’individuazione di alcune sonate, richiede oggi una drastica ristrutturazione e una sostanziale revisione.
Nella consapevolezza che anche questa proposta, come qualsiasi forma di catalogazione e ordinamento complessivo dell’opera di un compositore, non possa che configurarsi come il tentativo, storicamente connotato, di ricomporre un mosaico lacunoso di alcune tessere, il presente intervento si ripropone di offrire un ventaglio di problematiche e di esempi operativi. Solo una visione d’insieme, aggiornata e regolamentata da criteri oggettivi fondati sugli strumenti dell’analisi codicologica e filologica potrà permettere ai futuri studi di dirigersi più agevolmente verso quell’ordine celeste cantato da Alexander Pope (Essay on Man, Epistle IV), indispensabile alla comprensione e all’apprezzamento dell’opera violinistica di Lonati.