in collaborazione col 
Dipartimento delle Arti Alma Mater Studiorum — Università di Bologna  

Ventunesimo Incontro 
dei Dottorati di Ricerca in Discipline musicali

sabato 20 maggio 2016, ore 10,15—13 e 14,45—17,30
Laboratori delle Arti
Bologna, piazzetta P. P. Pasolini 5b (via Azzo Gardino 65)

 

Abstracts

 

Giuseppe Montemagno (Catania)
Il «gioco della vita e della guerra»: “La forza del destino” secondo Puggelli e Guttuso (Milano 1978)


Costituito sull’arco di una lunga carriera che va dal 1956 al 2010, l’Archivio cartaceo di Lamberto Puggelli (Milano, 1938 – Trecastagni, Catania, 2013) è ora collocato nell’Università degli Studi di Catania. Esso consente di ricostruire l’attività teatrale e critica dell’attore, regista e drammaturgo, esponente tra i più significativi della vita culturale non solo italiana, dagli anni della ricostruzione milanese nel dopoguerra fino al primo scorcio del nuovo millennio. Come tessere di un vasto mosaico, materiali di natura eterogenea – contratti, carteggi, copioni, locandine, letteratura di sala, note di regìa e scritti sul teatro, appunti dalle prove, bozzetti, figurini, rassegne stampa – restituiscono la complessità di un teatro di regìa che, dalla prosa alla lirica, ha fatto dialogare la dimensione performativa tradizionale con le sollecitazioni del gusto contemporaneo.

Testimonianza probante dei poliedrici interessi dell’artista può essere considerato uno dei suoi spettacoli più fortunati, La forza del destino di Verdi allestita alla Scala il 10 giugno 1978 nella stagione del bicentenario. Scaturisce da un’intuizione di Giorgio Strehler la collaborazione tra il regista milanese e Renato Guttuso, inscritta nel solco della politica culturale di Paolo Grassi, il sovrintendente che mirava a fare della Scala, con il Piccolo Teatro, il perno della vita artistica non solo di Milano, ma dell’intero Paese. La lunga e complessa gestazione dello spettacolo, la sua elaborazione e la risposta della critica si possono oggi ricostruire grazie al materiale documentario dell’Archivio, per dar conto di una ricerca drammaturgica che punta a restituire il senso ultimo e profondo di un’«allegoria dell’amore, della guerra, della pace», sfogliata come le pagine di un poderoso romanzo storico ottocentesco.