Diciottesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»

Bologna, 21-23 novembre 2014

 

Abstracts

Maria Cristina Riffero (Torino)
Il “Nerone” di Arrigo Boito al Comunale di Bologna

12 Ottobre 1924.

Quale seconda tappa del cammino verso la fascinazione del pubblico d’Italia il Nerone di Arrigo Boito giunge al Teatro Comunale di Bologna.

Il percorso che aveva permesso alla storia dell’ultimo imperatore romano della dinastia giulio-claudia di approdare nel capoluogo emiliano era iniziato alcuni mesi prima.

Il 4 febbraio 1924 per ricordare il cinquantesimo anniversario dalla consacrazione definitiva nel panorama musicale del Mefistofele boitiano, avvenuta appunto a Bologna, il quotidiano locale Il Resto del Carlino aveva promosso un comitato atto ad aggiudicarsi per l’autunno seguente alcune rappresentazioni del Nerone che nella primavera avrebbe avuto il battesimo della scena a Milano al Teatro alla Scala.

Nel mese di giugno si stabilisce di inaugurare la stagione autunnale del Teatro Comunale con il Nerone diretto da Arturo Toscanini e dello spettacolo in questione si dovranno svolgere dieci recite.

La casa musicale Ricordi, proprietaria dell’opera, agli inizi di agosto, impone che tutte le prove del Nerone debbano svolgersi a porte chiuse, solo membri della società Ricordi possono essere presenti in sala o eventualmente dei critici musicali accreditati dalla Ricordi, inoltre la società musicale vietava di creare comunicazioni telefoniche, radiotelegrafiche o di altra natura tra il teatro ed il mondo al di fuori durante le prove e le esecuzioni del Nerone.

Il teatro, per tale diffusione dello spettacolo fuori dalle sue mura, aveva preso accordi con l’Araldo Telefonico ma, per essere ligio alle richieste di casa Ricordi, aveva dovuto fare tagliare i fili ed inibire gli apparecchi di trasmissione.

Anche il maestro Toscanini si unì al desiderio della Ricordi di impedire la messa in opera dell’impianto di trasmissione del dramma musicale fuori dal teatro e disse che, se anche casa Ricordi lo avesse concesso, egli si sarebbe, di sua volontà, opposto a tale realizzazione.

L’impianto di trasmissione dell’Araldo Telefonico entrò dunque in funzione solo il 15 Novembre, quando furono terminate le recite di Nerone, e riuscì a trasmettere ventiquattro rappresentazioni sulle quarantacinque che il teatro aveva proposto in quella stagione d’autunno e, visto che nel periodo di messa in scena del Nerone anche le opere che si alternavano con esso non potevano essere trasmesse, alla società di trasmissione si dovettero pagare i danni per il mancato allacciamento.

Per la rappresentazione del Nerone a Bologna le scene furono allestite da Edoardo Marchioro mentre l’ingegner Albertini, che già si era occupato delle questioni tecniche per l’allestimento scaligero dell’opera, aveva creato l’impiantistica utile per gli effetti di scena dello spettacolo.

Tali magie sceniche si poterono vedere a fine Settembre quando, in vista della prima dell’opera, si fecero le prove del fumo e delle nubi, queste ultime, comparenti nel primo atto del dramma, ambientato sulla via Appia, si rincorrevano sul panorama di sfondo, il quale per lo spettacolo era stato alzato di quattro metri, erano realizzate con un proiettore di fabbricazione tedesca, mentre l’effetto di fumo attraversato dai bagliori di fiamma, che dava l’illusione dell’incendio di Roma, al termine della prima parte del quarto atto, ambientato nell’Oppidum del Circo Massimo, era dovuto all’emissione di vapore inodore che avveniva, senza sibili dall’impianto a ciò preposto grazie all’utilizzo di particolari feltri, inoltre l’effetto funzionava in modo tale per cui nel momento in cui si sospendeva l’erogazione il fumo in scena si disperdeva con grande rapidità, tale effetto scenico durava circa un minuto.

Tale impianto di produzione del vapore fu utilizzato per l’allestimento di altri spettacoli in teatro che richiedevano tale effetto, in modo particolare, fu ritenuto utilissimo per il Sigfrido di Wagner che fu allestito nell’Ottobre del 1925.

Per realizzare il grandioso allestimento furono raccolte un totale di 360.000£, delle quali 200.000£ stanziate dal Comune di Bologna, di questa cifra 60.000£ erano espressamente destinate all’esecuzione di lavori strutturali e tecnici che avrebbero dovuto migliorare in modo permanente le condizioni strutturali del palcoscenico e del vano orchestrale del teatro, 50.000£ dal quotidiano Il Resto del Carlino e 20.000£ dalla Cassa di Risparmio di Bologna.

I prezzi dei biglietti per assistere alla prima rappresentazione dello spettacolo andavano dalle 25£ dell’ingresso in loggione alle 1.500£ dei palchi passando dalle 500£ delle poltrone, inoltre chi si recava a Bologna tramite la ferrovia per assistere allo spettacolo in questione aveva una riduzione tra il 40 ed il 60% del valore del biglietto di andata e ritorno, tale tipologia di documento ferroviario aveva validità di 12 giorni.

I lavori per allestire al meglio l’opera postuma di Boito iniziarono con tecnici giunti da Milano il 1°Luglio 1924.

Molte delle migliorie create in teatro per lo spettacolo servirono però solo per l’allestimento scenico del Nerone, per riprodurre le grandiosi scene ideate da Ludovico Pogliaghi, ad esempio, alcuni praticabili e dei piedi di acciaio che servivano per lo scorrimento di questi nella scena dell’Oppidum nella prima parte del quarto atto del dramma boitiano non si ritennero più necessari per altri allestimenti scenici e quindi si pensò di alienare nel 1925 il materiale tecnico-strutturale necessario agli allestimenti speciali ma di difficile impiego per allestimenti comuni nel teatro.

Tra le dotazioni speciali del Nerone si ricordano ad esempio anche quattro casse di tappeti di erba finta.

Il materiale utilizzato per le rappresentazioni del Nerone al Teatro Comunale era di proprietà esclusiva della Società Stabilimenti Poligrafici Riuniti che era l’editrice de Il Resto del Carlino, l’amministrazione di tale ente decise di sottoporre l’elenco del materiale in questione al Comune per un eventuale acquisto per il teatro ed altro materiale lo vendette ad altri enti teatrali come ad esempio al Teatro Scribe di Torino a cui il 7 Agosto 1925 furono venduti la strada in legno ed i cilindri che servirono a fare scorrere i fondali delle scene del Nerone.

Chiuso il sipario sul Nerone di Arrigo Boito il Teatro Comunale ritornò ad occuparsi dell’imperatore romano allestendo, il 17 novembre 1935, Nerone ultimo dramma in musica di Pietro Mascagni, rinascendo, grazie a tale spettacolo, a nuova vita dopo l’incendio che il 28 Novembre 1931 aveva devastato il palcoscenico del teatro.

E senza i tagli al Fondo Unico per lo Spettacolo, sopraggiunti in modo poco opportuno, sarebbe stato proprio il Teatro Comunale di Bologna a riportare in scena nel 2010 il Nerone di Arrigo Boito, con lo spettacolo già a buon punto di preparazione, con interpreti e direttore d’orchestra definiti, con le scene ed i costumi affidati ad Hugo De Ana, tutto dovette essere sospeso.

Quella di Bologna si può dunque dire una vocazione neroniana, anche perché l’imperatore Nerone fu assai legato all’antica città romana, infatti nel 53 d.C. aveva finanziato la ricostruzione di Bologna dopo l’incendio che l’insediamento romano aveva subito; i bolognesi, in onore dell’imperatore, eressero una statua in marmo in abbigliamento trionfale di Nerone e la posero tra gli ornamenti del teatro della città, luogo che Nerone fece ingrandire, portandolo a novantatré metri di diametro dai settantacinque metri iniziali, la statua fu rinvenuta nel 1513, priva della testa, asportata già nell’antichità per cancellare la memoria dell’imperatore-artista e mancante anche degli arti, si suppone però che reggesse la lancia nella mano sinistra con il braccio proteso. Successivamente, dove fu rinvenuta la statua, si scoprirono i resti dell’antico teatro della città romana ed ora la statua, conservata al Museo Archeologico cittadino, testimonia il legame storico con l’ultimo imperatore romano della dinastia giulio-claudia che ebbe la città che tra le prime ospitò l’allestimento scenico dei Nerone concatenati, nell’evoluzione della storia del personaggio, di Boito e di Mascagni.