Ventiduesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»

Bologna, 23-25 novembre 2018

 

Abstracts

Amedeo Santolini (Bologna)
Democratizzare il Corano recitato: Labīb al-Saʿīd e la prima registrazione integrale del testo sacro

La relazione si è proposta di gettar luce sull’importanza storica della registrazione completa del Corano recitato in stile murattal ideata da Labīb al-Saʿīd in Egitto a partire dal 1960.

Per dimostrare le potenzialità pratiche dello stile di recitazione denominato murattal venne ideato quello che Nelson considera una sorta di “[…] oral equivalent of the ʿUṯhmānī textˮ (The Art of Reciting the Qur’an, pp. 106-107). Ci riferiamo al progetto che prese forma a partire dal 1960 su proposta dello studioso e didatta Labīb al-Saʿīd in collaborazione col Ministero degli Affari Religiosi egiziano, volto alla registrazione integrale del Corano in murattal, destinandola poi alla trasmissione via radio e, conseguentemente, all’ascolto privato e didattico. Esso portò alla prima vera e propria registrazione completa del testo. Il Corano in murattal di al-Saʿīd è ritenuta fonte autorevole e definitiva. L’obiettivo che spinse all’ideazione del progetto fu quello di fornire alla comunità una versione orale del Corano priva di errori, ambiguità e zone d’ombra, alla quale il recitatore poteva appellarsi in caso di dubbi o insicurezze.

Secondo al-Saʿīd lo stile murattal era in serio pericolo proprio a causa della mancanza di una fonte autorevole, di un canone. In virtù del suo utilizzo principalmente privato, il murattal mancava di uniformità, di una riconoscibilità socialmente accettata, di una standardizzazione della pratica. Laddove il mujawwad era sorretto da una serie di indicazioni riguardanti qualsiasi aspetto tecnico che ne assicuravano una corretta perpetuazione, il murattal risultava sospeso in un pericoloso vuoto normativo. Questo vacuum avrebbe portato al completo dissolvimento della pratica. Perdere la recitazione in murattal, secondo l’ideatore del progetto, avrebbe significato perdere il suono del Corano nella sua versione ideale. Lo scopo non fu quindi solo didattico, ma anche rivolto alla preservazione di una pratica che stava soccombendo.

La “democratizzazioneˮ del messaggio coranico passa attraverso il murattal; la parola di Dio non può e non deve diventare appannaggio di pochi eletti. Da qui la necessità di creare una vera e propria opera canonica che da una parte rispetti le prescrizioni dettate dal tajwīd, dall’altra mantenga la chiarezza espositiva necessaria allo scopo didattico. Il primo recitatore di professione che si pose al servizio del programma di al-Saʿīd fu Shaykh Maḥmūd Khalīl al-Ḥuṣarī (1917-1980), ex studente di al-Azhar, autore e consulente per la stessa università nella curatela dell’allora recente edizione azharita del Corano. L’anno precedente, il 4 giugno del 1959, in una sala dell’università cairota, al-Ḥuṣarī aveva tenuto una performance pubblica di recitazione in stile murattal; Labīb al-Saʿīd intendeva tastare il terreno, cercando di cogliere le reazioni di un pubblico abituato al ben più piacevole e popolare mujawwad. Il responso fu generalmente positivo: gli astanti, interrogati dall’ideatore del progetto, si mostrarono piacevolmente sorpresi dell’aver compreso con maggior chiarezza le parole e, di riflesso, il messaggio contenutovi («The audience was generally favorable and many remarked that the style of chanting used enabled them better to concentrate on the meaning of the wordsˮ. Nelson, The Art of Reciting the Qur’an, p. 110). Grazie al progetto di al-Saʿīd, fu la sua la prima voce che trasmise integralmente e in via ufficiale la parola di Dio per mezzo della radio, aprendo la strada a un sempre maggior utilizzo del medium.