Diciottesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»

Bologna, 21-23 novembre 2014

 

Abstracts

Angelo Pinto (Milton Keynes)
Racconto letterario e ‘racconto musicale’: evidenze analogiche nella Decima Sinfonia di Mahler

 

La posizione di Jean Jacques Nattiez è senz’altro la più scettica e critica rispetto ad una possibile narratività della musica, nell’àmbito del panorama di studi su questo tema. Pertanto, data l’autorevolezza del musicologo, l’analisi del suo pensiero costituisce un importante banco di prova in chiave di falsificazione popperiana per affrontare con il necessario approfondimento il tema. Nei suoi svariati saggi sull’argomento pone Nattiez la questione, sia pure in negativo, su un terreno non del tutto esaustivo e metodologicamente appropriato – quello dell’omologia. Egli cioè fonda il suo discorso proprio sulla ricerca di una possibile omologia di funzionamento semiotico della musica rispetto a quello del linguaggio verbale-letterario preso a modello. Su questo terreno gli risulta alquanto facile la confutazione della narratività della musica, verificata, come lui fa, un’indubbia non corrispondenza di regole di organizzazione semiotica della musica a quelle del linguaggio verbale ‘La musica in sé non è racconto e ogni descrizione delle sue strutture formali in termini di narrativa non è che una superfua metafora’ egli asserisce lapidariamente.

Tuttavia la prima parte di quest’asserzione, sulla quale poggia l’apparato teorico dei due saggi, appare senz’altro pleonastica, viste l’evidente incapacità della musica di comunicare intellegibilmente agli ascoltatori fatti e situazioni di un racconto senza l’appiglio di un titolo o programma e l’assenza in bibliografa di autori che abbiano sostenuto il contrario. Il percorso teoretico di Nattiez inoltre sembra metodologicamente fondato su un punto di vista parziale, tale cioè di impedire di considerare le troppe evidenze rilevate dalla letteratura sull’argomento da autori come Micznik, Samuels, Almen, Monahan ed altri i cui scritti riconducono una certa narratività a caratteristiche intrinseche (morfologiche, sintattiche e semantiche) del testo musicale. È questo – a ben vedere – un piano di analogia che peraltro Nattiez, con una crepa di incoerenza, adombra, nel concetto di ‘proto-narrativa’ presentato nei due saggi.

Le falle del ragionamento di quest’autore mi portano allora a contrapporre al punto di vista omologico-deduttivo di Nattiez quello analogico-abduttivo. In tal luce si tratta allora – inversamente – di partire dalla non-narratività della musica come caso generale e verificare, come fa ad esempio Vera Micznik, composizione per composizione, un possibile ‘grado di narratività’ in termini non solo di somiglianze ma anche differenze rispetto ai modelli della teoria letteraria presi a termine di paragone. Si tratta in questa prospettiva di partire dal testo, applicare analiticamente ad esso teorie preesistenti e discuterne i limiti per arrivare, se fattibile, ad una teoria specifica della narratività musicale nella sua possibile autonomia di funzionamento rispetto alle teorie letterarie prese a modello. E ciò secondo una dimesione intrinsecamente transmediale che si può fare risalire a studiosi come Roland Barthes, Paul Ricour e Hayden White.

Questo percorso ermeneutico di tipo narratologico può essere particolarmente opportuno per l’analisi della Decima Sinfonia di Gustav Mahler. Ciò per l’enigmatica incompletezza della composizione, per i riflessi autobiografici nel suo processo compositivo e per i precedenti sospetti di narratività avanzati in alcune fonti secondarie. In tal luce lo studio del primo movimento della Sinfonia effettuato tramite il metodo analitico suggerito da Vera Micznik rivela indici di narratività persino più pregnanti rispetto alla Nona Sinfonia del compositore boemo, presa in esame da quest’autrice, quali più forti identità e riconoscibilità di unità minime, maggiore discontinuità di scrittura e più numerosi rinvii intertestuali.