in collaborazione col 
Dipartimento delle Arti Alma Mater Studiorum — Università di Bologna  

Ventunesimo Incontro 
dei Dottorati di Ricerca in Discipline musicali

sabato 20 maggio 2016, ore 10,15—13 e 14,45—17,30
Laboratori delle Arti
Bologna, piazzetta P. P. Pasolini 5b (via Azzo Gardino 65)

 

Abstracts

 

Cecilia Malatesta (Milano)
Tra Folkstudio e Circolo ARCI: il ruolo della musica antica nel Sessantotto italiano

 

La letteratura che si è occupata del movimento della Early Music – soprattutto là dove esso è stato parte importante della cultura musicale (Stati Uniti, Inghilterra, Germania, Olanda) – ne ha messo in evidenza i caratteri di alterità rispetto alla ‘musica classica’ e al suo establishment fin dal primo Novecento. In particolare, tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, le modalità della historically informed performance, la vicinanza di alcuni interpreti di musica antica ai partiti di sinistra e le connessioni con il folk e la popular musicsono sembrate risposte congeniali alle urgenze politiche, sociali e culturali del momento.

Ciò che risulta macroscopico nel panorama internazionale è più difficile da rilevare in ambito italiano, dove il fenomeno, che aveva preso avvio da pochi decenni e in misura assai meno significativa, cominciò ad apparire considerevole solo dalla seconda metà degli anni Settanta. Situata tra storiografia ed etnografia, la mia indagine mira a mettere in luce le caratteristiche di un movimento che non è ancora stato oggetto di studio in modo dettagliato e sistematico.

Se è vero che il movimento della Early Music non ha avuto un legame manifesto con le dinamiche politiche e sociali di quegli anni, a differenza da altre esperienze musicali – l’impegno dei compositori d’avanguardia nel PCI, il folk-revival e il canto sociale, il rock progressive nelle contestazioni del ’77 – la sua natura di movimento giovanile, lo stimolo che diede a una nuova idea di didattica musicale, la prossimità di interpreti, modalità e spazi d’esecuzione con generi musicali quali il folk e il jazz ne hanno fatto a tutti gli effetti una «forma di pensiero differente» (Laura Alvini, 1978), incarnando lo Zeitgeist del Sessantotto italiano.