Al lettore

Questo fascicolo del “Saggiatore musicale” si presenta diverso dal solito. Invece che la consueta sequenza di articoli, interventi, recensioni e schede critiche, esso offre gli Atti di un convegno internazionale indetto per le manifestazioni millenarie di Bologna Città europea della Cultura e celebrato nel novembre del 2000 nella cornice del IV Colloquio di musicologia del “Saggiatore musicale”.

Il Convegno ha avuto per oggetto la storia della musica e le sue prospettive nel secolo XXI: in altre parole, il tema della responsabilità intellettuale degli storici della musica di fronte all’eredità storica da un lato, di fronte ai giovani dall’altro. Nel promuovere il convegno, “Il Saggiatore musicale” è partito dalla consapevolezza che la storia della musica è soltanto uno di tanti rami in cui si articola la musicologia: il che significa riconoscere di riflesso l’importanza di tutti gli altri rami della disciplina, che il convegno non ha tematizzato. Nel contempo è però chiaro, per noi, che la storia della musica costituisce tuttora il tronco portante d’ogni conoscenza musicale: e ciò in senso sia genetico, in quanto la struttura accademica della disciplina si è consolidata a partire dalla storia della musica, sia concettuale, in quanto la coscienza moderna concepisce i fenomeni dell’arte musicale come storicamente determinati, mutevoli nel tempo e nello spazio. Senonché la storia della musica, come più in generale le discipline storiche, si trova oggi esposta a non pochi dubbi e insidie, derivanti dal diffuso affievolirsi e dall’intimo incrinarsi del senso della storia nella società contemporanea.

Il titolo del convegno, aperto sul nuovo secolo, implica che per l’uomo contemporaneo non si dà futuro senza conoscenza e riflessione del passato, prossimo e remoto. Ai relatori invitati a Bologna dall’Italia e dall’estero abbiamo proposto tre tesi (qui a p. 13 sg.). La prima e la terza centrano il rapporto col passato e col futuro. Più precisamente, la questione del “canone” solleva un interrogativo circa il senso e il significato che il patrimonio artistico – il cultural heritage degl’inglesi – assume nel presente, mentre la questione della didattica s’interroga su come si trasmetta la coscienza storica della musica, dalla nostra alle prossime generazioni. La seconda delle tre tesi – il “rumore di fondo” che nel presente assedia la musica d’arte, nella competizione con le tante altre musiche d’oggi – addita uno dei fattori che più incisivamente intervengono nel definire compiti e limiti della storia della musica: lo storico della musica, soprattutto della musica del Novecento, non può fingere né che la musica d’arte esista in un vacuum autoreferenziale, né che qualsiasi musica valga qualsiasi altra musica sol perché esiste e risuona.

Gli undici relatori hanno dato risposte assai varie, tutte istruttive. C’è chi ha riflettuto sullo statuto della disciplina, e sulla sua storia interna, che solo in epoca relativamente recente si è consolidata come ‘storia’ più che come ‘scienza’ in senso naturalistico (Gallo) o antropologico (Tomlinson). Altri ha evidenziato le specifiche aporie che incontra la reviviscenza dell’arte musicale del passato (Bent). Il canone, quest’istituto paradossale che fertilizza il senso della storia presentificando il passato, e al tempo stesso ne sterilizza l’evoluzione stabilendo il preponderante predominio dell’arte di ieri su quella di oggi – è stato considerato sia in senso comparativo (Powers) sia in senso diacronico (Seidel), ma anche nella sua valenza didattica, esposta al rischio d’una irreversibile dissoluzione tanto sul versante dei discenti (Di Benedetto) quanto su quello delle politiche scolastiche ed universitarie (Fenlon). L’inquieta e a tratti irriflessa convivenza della musica d’arte con altre musiche è stata affrontata principalmente nella prospettiva dell’ideologia postmoderna, quale si manifesta vuoi tra gli storici della musica (Nattiez) vuoi tra gli opinionisti à la page (Vinay). Né è mancato chi desse voce alla coscienza dolorosa delle contraddizioni in cui, sotto la pressione del presente come del passato, si dibattono oggi la produzione musicale (Pestalozza) e la produzione musicologica (Carreras).

Delle tre questioni proposte ai relatori, la meno approfonditamente dibattuta è stata, nel convegno, quella della didattica. Gioverà ritornarci. (g.l.f.b.)