in collaborazione col 
Dipartimento delle Arti Alma Mater Studiorum — Università di Bologna  

Ventitreesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»

Abstracts

 


GIACOMO FRANCHI
 (Pavia-Cremona)

Aspetti formali nelle Sonate per pianoforte di Muzio Clementi in tonalità minori

Le conoscenze riguardanti il repertorio sonatistico di Muzio Clementi si sono sviluppate in prevalenza grazie agli studi promossi in concomitanza del 250° anniversario della nascita del compositore. Da una parte i lavori di carattere storico sulla figura di Clementi sono articolati e ricchi di spunti: si segnalano in questo àmbito gli scritti di Anselm Gerhard, Maurice Hinson, Roberto Illiano e Luca Sala. Dall’altra, quelli di carattere analitico mostrano ancora oggi la presenza di numerose lacune, soprattutto per quanto riguarda la forma musicale. In questo àmbito, e soprattutto su alcuni aspetti delle sonate in tonalità minori, gli studi più importanti sono quelli di Giorgio Sanguinetti e Rohan Stewart-MacDonald, rispetto ai quali questo intervento si propone come approfondimento e come analisi più ampia e completa.
Nell’arco della sua attività tra il 1782 e il 1820, Muzio Clementi compone otto sonate per pianoforte solo o clavicembalo in tonalità minore. Queste sono l’Op. 7, n. 3 in Sol minore, l’Op. 8, n. 1 in Sol minore, l’Op. 13, n. 6 in Fa minore, l’Op. 25, n. 5 in Fa diesis minore, l’Op. 34, n. 2 in Sol minore, l’Op. 40, n. 2 in Si minore, l’Op. 50, n. 2 in Re minore e l’Op. 50, n. 3 in Sol minore.
Se si considera l’intero corpus di sonate per pianoforte di Clementi, il numero di composizioni in tonalità minore è esiguo, otto contro settantuno, ed è proprio in queste opere che il compositore sperimenta liberamente soluzioni formali di grande interesse. Un’analisi a parte dell’intero gruppo permette di ricostruire gli orizzonti di continuità e discontinuità delle scelte stilistiche di Clementi nell’insieme delle sue sonate in tonalità minore. In questo tipo di composizioni, infatti, Clementi utilizza le funzioni formali classiche con lo scopo di realizzare un sistema raffinato di rispetto e tradimento delle attese dell’ascoltatore, sempre costretto a una ricostruzione a posteriori dell’ascolto e non immediata.
La relazione si focalizza sulle sezioni della forma nelle quali le scelte stilistiche del compositore mirano a ottenere tale risultato. In generale Clementi adotta la forma sonata per la maggior parte dei movimenti, impiegando in ciascuna realizzazione soluzioni diverse. La sezione dell’esposizione si realizza spesso in tre tonalità seguendo il percorso I-III-V e più volte, sia in questi casi che negli altri in due tonalità, il secondo tema non è affermato chiaramente. Diversamente dalle sonate in tonalità maggiore in cui Clementi adotta proporzioni anche vaste, gli sviluppi sono di dimensioni ridotte e privi di nucleo. Qui alcune funzioni dell’esposizione ricompaiono mutate spesso nel luogo della riconduzione, generando complesse “ongoing recapitulations”.