Diciottesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»

Bologna, 21-23 novembre 2014

 

Abstracts

Gioia Filocamo (Terni / Bologna)
Modelli sociali e creatività musicale femminile in età moderna

Dalle donne si è sempre pretesa la più inflessibile disciplina, insieme al dominio assoluto dei sensi e all’accettazione serena della propria inferiorità intellettuale. Il tutto, beninteso, per ‘salvaguardarne’ dignità personale e onore familiare. In età moderna l’atteggiamento contenitivo viene soprattutto rivolto alla creatività femminile, considerata una sorta di minaccia all’ordine sociale ‘naturale’ che considera la donna un mero specchio sociale e culturale con la specifica funzione di affermare, e soprattutto confermare, l’identità maschile di riferimento.

Sebbene a fine Cinquecento esistano in Italia diversi gruppi musicali femminili (inaugurati dall’esempio del “Concerto delle dame” ferrarese), la loro reputazione sociale non sarà sempre adamantina, complice l’inevitabile aspetto esibizionistico connesso alle esecuzioni musicali. Sostanzialmente, alle donne resta un unico posto ove possono salvaguardare la rispettabilità e nello stesso tempo esercitare propria la creatività artistica: il chiostro. Isabella Leonarda – suora orsolina di Novara – non fu solo la compositrice musicale più prolifica del Seicento, ma anche la prima ad aver pubblicato musica strumentale. Curiosamente, sempre da un monastero italiano proviene anche il primo libro di ricette culinarie mai stilato da una donna: ne è autrice Maria Vittoria della Verde, suora domenicana di Perugia, tra 1583 e 1607. Cibo spirituale (composizioni musicali polifoniche) e cibo del corpo (manicaretti culinari o, all’opposto, digiuno assoluto) diventano per le monache mezzi efficace per reagire al pressante controllo maschile, che dopo il Concilio di Trento (1545-63) incombe più che mai. Ma è stato strategicamente necessario condire la creatività femminile di un opportuno atteggiamento minimalista, per non allarmare gli uomini preposti alla salvaguardia della supposta labilità intellettuale delle fragili donne.