in collaborazione col
Dipartimento delle Arti Alma Mater Studiorum — Università di Bologna 

Diciottesimo Incontro
dei Dottorati di Ricerca in Discipline musicali

sabato 7 giugno 2014, ore 1015—13 e 1445—1745
Laboratori delle Arti
Bologna, piazzetta P. P. Pasolini 5b (via Azzo Gardino 65)

 

Abstracts

Giulia D’Angelo (Torino)
I Social Networks come collettori d’identità: un’antropologia della musicalità virtuale

Per natura e struttura i social networks sono luoghi di socializzazione virtuali; tale similitudine col mondo reale spesso oscura un interessante parallelismo che coinvolge il mondo musicale dei soggetti che socializzano.
Il campo dei social networks, caratterizzato dall’abbondanza di contrasti, porta alla luce meccanismi culturali importanti: basti pensare all’allineamento delle opinioni e ai feroci scontri che si manifestano nei commenti a un semplice post. Al di là dei commenti di interesse politico, o di quelli che a loro volta suscitano altri commenti, si osserva un grande salto fra il pulsante più famoso di Facebook (“Mi piace”) e la musicalità vera e propria dei soggetti che partecipano alla socializzazione. Tale musicalità sembra condensarsi in un’idea virtuale più che in un dato reale, e proprio per questa ragione possiamo tentare di interpretare il successo dei social networks, così apparentemente superficiali, così “visuali”.
Un modo per sottolineare la fecondità dei sistemi virtuali sta nel prendere in considerazione i posts musicali, i quali, come oggetti musicali culturali, mettono in luce le peculiarità della musicalità dell’essere umano nel mondo reale, ma anche le sue modalità d’approccio al mondo della musica. La ‘visualizzazione’ di oggetti sonori, più che l’ascolto degli stessi, permette a chi condivide la propria esperienza musicale sul web di sintetizzare “diplomaticamente” ciò che altrimenti richiederebbe spiegazioni antropologiche spesso lunghe e articolate.
La condivisione di contenuti musicali nel web merita attenzione per diverse ragioni: perché l’utente che “condivide” spesso trasmette alcuni stereotipi culturali, perché interagendo ne alimenta altri, ma soprattutto perché, anche inavvertitamente, suggerisce interessanti risposte ad alcune questioni fondamentali dell’antropologia della musica.