in collaborazione col 
Dipartimento delle Arti Alma Mater Studiorum — Università di Bologna  

Ventitreesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»

Abstracts

 


LUCA DELLA LIBERA
 (Frosinone)

Osservazioni su “L’empio punito” di Alessandro Melani

Andato in scena nel febbraio 1669 nel Teatro Colonna di Roma, L’empio punito di Alessandro Melani deve la sua notorietà al fatto di essere la prima opera in musica basata sul soggetto del Don Giovanni. Lo scopo della mia relazione è illustrare lo stato della ricerca legata alla preparazione dell’edizione critica attualmente in corso. Una parte della mia relazione riguarda il contesto produttivo. Ho ricontrollato il materiale documentario conservato nell’Archivio Segreto Vaticano e nella Biblioteca Apostolica Vaticana relativo alla prima esecuzione. Da queste ricerche emerge il ruolo decisivo del cardinale Flavio Chigi, mentre non sono emersi documenti d’importanza analoga nelle carte d’archivio del cardinale Lorenzo Onofrio Colonna e in quelle della famiglia Rospigliosi. Interessanti novità sono rappresentate dalla presenza di Tiberio Fiorilli, alias “Scaramuccia”, comico tra i più noti del suo tempo, attivo presso la famiglia Colonna già dal 1661 e poi ancora nel 1668 e 1669. Proprio nel 1669 egli recitava a Roma con la sua compagnia, e le famiglie Chigi, Colonna e Rospigliosi gli pagavano delle quote per il noleggio dei palchetti in teatro. Come è noto, egli fu molto attivo a Parigi e in contatto con Molière, il cui Dom Juan andò in scena nel 1665.
L’indagine sul libretto e sulla sua possibile discendenza dal Convitato di pietra ha messo in luce la sostanziale eccentricità rispetto ai modelli preesistenti, per quanto riguarda sia il dettato drammaturgico sia l’intreccio tra i personaggi, sebbene siano presenti i due elementi centrali del mito dongiovannesco: il collezionismo erotico e l’oltraggio alla statua. Il linguaggio e lo stile evidenziano una sostanziale compresenza di registri stilistici molto diversi, toscanismi, citazioni da Ariosto e Tasso, oltre che riferimenti al mondo romano: le sei statue che alla fine dell’Atto III compaiono alla mensa non sono altro che le sei “statue parlanti” romane, sulle quali erano apposti messaggi anonimi a sfondo satirico contro l’autorità.