Massimo Zicari (Massagno)
Un caso di moralità: “La traviata” nella Londra vittoriana (1856) 

È atteggiamento comune ascrivere le ragioni del successo o dell’insuccesso di un determinato lavoro musicale a caratteristiche intrinseche al lavoro stesso, alla qualità ed originalità della composizione oppure, nel caso di un’opera, al felice connubio tra testo poetico e testo musicale. Aspetti estrinseci, o ad esso addirittura estranei, quali ad esempio i codici che attendono al senso del decoro in un determinato paese, sono meno sovente presi in considerazione; anche quando ciò avviene, sembra prevalere la tendenza ad esplorare la misura in cui il processo compositivo abbia dovuto tener conto di tali codici attraverso il filtro ed i condizionamenti della censura.
Nella società vittoriana, arroccata intorno all’idea di una femminilità diafana, incorporea e asessuata, e conseguentemente ostile a tutto ciò che di questa immagine era negazione o rifiuto, un personaggio come quello di Violetta Valery non poté che scatenare forti reazioni dal carattere ambivalente, che videro critici e pubblico profondamente divisi.
Obiettivo di questo contributo sarà quello di mettere in luce la natura dell’immediato, strepitoso successo de La traviata in una Londra pesantemente condizionata da codici sociali ed etichette morali. A tali fortissimi condizionamenti, orientati al rispetto del decoro, al senso della decenza e della rispettabilità della donna nella società, non potevano sottrarsi la discussione sulla pratica musicale quale attività socialmente condivisa, o quella sulla scelta dei soggetti drammatici: «[Per una donna] gli strumenti a fiato sono decisamente ineleganti e per questo dovrebbero essere lasciati agli uomini. Suonare il violoncello è ovviamente fuori discussione, mentre il violino, sebbene non così apertamente osceno, costringe la testa ed il collo ad una posizione sconveniente che quindi non è raccomandabile. Il pianoforte, invece, nella sua eleganza, è il migliore amico di una gentildonna.» (Piccard, 2005)
Questi aspetti, insieme alle attenzioni da rotocalco di cui fu oggetto una star come Marietta Piccolomini, relegarono ai margini del dibattito critico quei giudizi basati su criteri più squisitamente musicali. Volendo semplificare il quadro che risulta da un’analisi dei periodici del tempo, si potrebbero sintetizzare le ragioni del successo di La traviata a Londra negli anni tra il 1856 e il 1857 nei seguenti termini: 1) la figura dell’interprete protagonista; 2) la natura scandalosa del soggetto; 3) la qualità della musica.