in collaborazione col
Dipartimento delle Arti Alma Mater Studiorum — Università di Bologna 

Diciannovesimo Incontro
dei Dottorati di Ricerca in Discipline musicali

sabato 23 giugno 2015, ore 10,15—13 e 14,45—17,45
Laboratori delle Arti
Bologna, piazzetta P. P. Pasolini 5b (via Azzo Gardino 65)

 

Abstracts

Michele Epifani (Pavia – Cremona)
Una caccia inedita dal codice di S. Lorenzo: problemi e proposte esegetiche

Il manoscritto della biblioteca mediceo-laurenziana di Firenze, Archivio di S. Lorenzo, 2211, attualmente un palinsesto in larga parte illeggibile, riciclato come registro dal Capitolo di S. Lorenzo ai primi del Cinquecento, è noto come la più tarda tra le sillogi fiorentine dell’ars nova italiana. La sua struttura interna prevedeva, oltre alle consuete sezioni autoriali, anche un fascicolo dedicato al genere della caccia: in seguito alla caduta di due bifogli, ne rimangono soltanto quattro. Oltre alle tre cacce già note di Gherardello, Vincenzo e Landini, il fascicolo tramanda l’unicum di un componimento adespoto, collocato in origine in posizione d’esordio, noto agli studiosi solo per il nome e per l’incipit del ritornello («E così cominciò la nostra caccia»): non mi risulta che vi siano stati tentativi di trascriverlo, neanche parziali. In seguito all’ardua operazione di lettura delle carte interessate (82v e 94r, olim 151v-152r) è stato possibile restituire in parte il testo poetico, e per intero il testo musicale. Come dimostra lo stesso incipit del componimento («O tu, di qua, o tu, di là, lasciate | i cani a’ cervi che son levati»), si tratta di una caccia d’argomento propriamente venatorio; l’autore è toscano, se non fiorentino, probabilmente non estraneo all’ambiente culturale di Franco Sacchetti e Niccolò Soldanieri. Se il testo poetico sembra muoversi sui binari più sicuri del genere, limitandosi per lo più a sfruttarne gli stereotipi lessicali e sintattici, l’intonazione mostra invece diverse peculiarità, e l’analisi del contrapunctus porta a concludere che il compositore appartenne alla generazione precedente a quella di Landini. L’intervallo di quarta sembra essere valutato in più occasioni come consonanza, mentre ricorrono frequenti parallelismi diretti (di quinta, ottava, e unisono); sorprende, inoltre, un passaggio onomatopeico, protratto per oltre venti misure, dove si produce una sonorità per quinte sovrapposte (F-c-g), che rivela un approccio alquanto libero alle dissonanze. L’unico compositore per il quale un simile quadro non rappresenterebbe un improbabile cumulo di anomalie è forse Lorenzo da Firenze († 1372 o 1373), sebbene si avverta la mancanza dell’elaborata ornamentazione che di consueto ne caratterizza le opere.