Michele Geremia (Padova)
“Il mondo alla roversa o sia Le donne che comandano” di Baldassarre Galuppi: edizione critica           

Venezia, 14 novembre 1750: al teatro San Cassiano andò in scena la prima del Mondo alla roversa. Antonio Groppo, quasi vent’anni dopo, nel suo Catalogo purgatissimo di tutti li drammi per musica ci ricorda che l’opera incontrò «l’applauso universale». Cittadella, autunno 1753: Il mondo alla roversa venne rappresentato al teatro di Porta Bassanese. Giovanni Pavan, nel 1901, riporta che l’opera ebbe ben undici recite ed «esito buonissimo». Queste due testimonianze rendono conto del successo incontrato da Galuppi e Goldoni a partire già dalla prima veneziana; successo dimostrato dalle numerose riprese, in Italia e all’estero, che Il mondo alla roversa ebbe nel decennio 1750-1760.
In questo arco temporale contiamo ben ventisei allestimenti che vanno dal nord Italia fino alla Russia, passando per il Regno di Spagna, le Province Unite, l’Impero germanico, l’Impero asburgico e il Regno di Prussia. Purtroppo non rimangono i libretti di tutte queste rappresentazioni; non ci sono noti quelli di Milano (1751), Trieste (1752), Cittadella (1753), Bruxelles (1753), Lipsia (1753), Dresda (1754). Dall’analisi dei libretti si evidenzia un gruppo caratterizzato dalla mancanza di uno dei sette personaggi, Ferramonte; questa variante, di notevole importanza (sarà infatti proprio il marinaio a dare il via alla riscossa maschile), comporta una diversa organizzazione delle scene, vòlta ad ovviare l’assenza, drammaturgicamente rilevante, dello sbarco degli uomini e della figura stessa di Ferramonte.
Per quanto concerne il testo musicale, Il mondo alla roversa ci è trasmesso grazie a sette manoscritti, nessuno di essi autografo e non tutti contenenti l’opera completa; tre riportano il testo completo: si tratta di quelli conservati a Torre del Lago (Museo di Casa Puccini), Bruxelles (Biblioteca del Conservatorio Reale di Musica) e Dresda (Biblioteca Universitaria). Altri tre manoscritti, due conservati presso la Biblioteca Nazionale di Francia e uno presso l’Accademia di Francia di Roma, sono raccolte di arie; infine, il manoscritto conservato alla Biblioteca Estense di Modena riporta l’opera nella versione senza il personaggio di Ferramonte, tratto comune al gruppo di libretti succitato. Si diceva del notevole successo avuto dall’opera. Un’ulteriore prova è data dal fatto che nel 1758 l’editore Breitkopf di Lipsia pubblicò lo spartito «accomodato per il clavicembalo». L’opera, dunque, rimase nel ‘cartellone europeo’, allestita ogni anno, fino al 1759 (se si eccettua la ripresa di Dresda nel 1768), giungendo proprio nel 1759 nella città più lontana da Venezia: Mosca.