Diciottesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»

Bologna, 21-23 novembre 2014

 

Abstracts

Nicola Usula (Bologna)
Sul “Ritorno d’Ulisse in patria”: coordinate spazio-temporali del manoscritto viennese

Udita per la prima volta nel 1640 nel teatro veneziano dei SS. Giovanni e Paolo, la musica del Ritorno d’Ulisse in patria Claudio Monteverdi ci è giunta in un’unica partitura integrale. Il manoscritto, conservato nella Österreichische Nationalbibliothek di Vienna, fa parte della collezione di musica di Leopoldo I d’Asburgo (imperatore dal 1658 al 1705), e più esattamente della sua privatissima Schlafkammerbibliothek, confluita pressoché intatta nel fondo del Dipartimento di musica della biblioteca nazionale. La prima attestazione della consistenza di questa collezione risale al 1825, anno di compilazione di un elenco manoscritto delle opere musicali appartenute all’imperatore, in cui troviamo l’indicazione di un’«Opera in 3 atti» adespota e senza data i cui personaggi corrispondono in tutto a quelli del Ritorno.

La partitura appartenuta a Leopoldo ha sollevato nei secoli vari dubbi, sia sulla paternità monteverdiana della musica, sia sulla relazione tra il testo poetico-musicale che contiene e i tre allestimenti noti dell’opera (Venezia 1640, 1641; Bologna 1640), sia in merito alla datazione e alla provenienza, oggi oggetto delle più svariate ipotesi.

Durante uno studio da me recentemente condotto a Vienna sulle raccolte d’arie provenienti dall’Italia e conservate nella collezione di Leopoldo I ho individuato una raccolta miscellanea seicentesca, copiata a Venezia in diversi momenti e da differenti copisti: vi compaiono caratteristiche fisiche e grafiche che per molti aspetti coincidono con quelle del volume monteverdiano. Ma questo manoscritto non può essere anteriore al 1665, in altre parole risale a più di 25 anni dopo la data della composizione del Ritorno: il che di rimando apre inquietanti interrogativi circa la data in cui fu confezionata la partitura monteverdiana. Nel mio intervento intendo presentare i frutti della comparazione tra i due manufatti, evidenziandone la relazione attraverso l’analisi delle grafie, della carta, delle filigrane e delle rilegature, per contribuire così a una più precisa definizione delle coordinate spazio-temporali dell’unica copia superstite dell’opera di Monteverdi.