Vita musicale veneziana del secondo dopoguerra negli articoli di Guido Piamonte
Il 1946 e il 1947 sono stati per l’Italia, e quindi anche per Venezia, anni di delicata transizione e di forti tensioni politiche. Il critico veneziano Guido Piamonte riporta nei quotidiani locali e nelle riviste nazionali le vicende musicali di quei complessi mesi che hanno costituito il dopoguerra a Venezia; gli articoli riguardano in particolare l’avvicendarsi dei soprintendenti del Teatro La Fenice, che in quel periodo diviene il campo di battaglia per la conquista del “potere musicale” in Laguna.
Fino all’estate del 1946 il soprintendente in carica del Teatro La Fenice è il violinista e compositore Mario Corti. Nel settembre dello stesso anno riceve l’incarico dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio il veneziano Erardo Trentinaglia, che però si dimette dopo un solo mese dalla nomina. Come soprintendente provvisorio viene allora chiamato Mario Labroca, che durerà in carica per circa un anno; nell’ottobre del 1947, infatti, viene nominato a capo della Fenice il veneto Nino Cattozzo, che vi rimarrà fino al 1952.
I resoconti veneziani firmati da Guido Piamonte non si limitano alla cronaca e presentano una lettura degli eventi ricca di riferimenti alla spartizione politico-culturale in corso. Il critico, di formazione musicale malipieriana, è sempre stato anche un attento osservatore degli avvenimenti politici italiani, sia antecedenti sia successivi al conflitto mondiale. Il suo stile durante il regime, perlomeno negli articoli dedicati alla musica, è stato talvolta anche avventato, tanto da procurargli una condanna di tre anni per antifascismo. I toni dei suoi articoli nei mesi del dopoguerra sono decisamente più pacati, anche se l’attenzione alle dinamiche di potere culturale rimane alta. Il giornalista descrive una Venezia musicale divisa in due fazioni che si detestano «cordialmente»: una legata ai principi della tonalità, della melodia e del “sentimento” e un’altra incline all’innovazione. Piamonte, approfittando del ritorno a Venezia di Ermanno Wolf-Ferrari, pone quest’ultimo a capo della prima corrente, mentre individua come vertice della seconda Gian Francesco Malipiero: il campo di battaglia è appunto la soprintendenza del Teatro La Fenice, ambita dai seguaci delle due fazioni. La lettura politicizzata della corsa al potere musicale è particolarmente presente negli articoli pubblicati per la stampa locale, mentre quelli scritti per rassegne e riviste nazionali che presentano l’analisi della situazione veneziana proposta da Piamonte hanno un carattere principalmente cronachistico e contengono solo riferimenti velati alle locali correnti culturali.