in collaborazione col 
Dipartimento delle Arti Alma Mater Studiorum — Università di Bologna  

Ventitreesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»

Abstracts

 


PAOLO DE MATTEIS
 (Udine)

Dal rondò alla “solita forma”: dinamicizzazioni all’interno dell’aria tardo-settecentesca

Nel corso degli ultimi anni è stato ormai appurato che la cosiddetta “solita forma” – la tacita impalcatura morfologica pervasiva nei numeri musicali del melodramma ottocentesco – si sia sviluppata a partire da quella che, alla fine del secolo precedente, era la “grande aria di bravura” del protagonista, ossia il rondò vocale bipartito. La successione di tempo lento e tempo veloce, caratteristica di questo tipo di aria, può essere infatti assimilabile al nucleo centrale della solita forma, costituito da cantabile e stretta. Fra i molteplici fattori che differenziano il rondò tardo-settecentesco dall’aria multipartita ottocentesca vi è la presenza, in quest’ultima, del tempo di mezzo, ossia di una sezione “cinetica” intermedia che funge da transizione e che giustifica drammaturgicamente il passaggio dal tempo lento a quello veloce.
Con la presente ricerca dottorale si vuole dunque tentare di far luce sulle diverse modalità con cui questo tipo di dinamicizzazione scenica è penetrata all’interno dell’aria tardo-settecentesca. A tal fine si è deciso di visionare circa 400 libretti di drammi per musica relativi all’ultimo trentennio del Settecento, per poi verificarne l’intonazione musicale tramite l’analisi delle partiture manoscritte.
L’intervento si concentra sui primi risultati del lavoro, afferenti agli anni Settanta del secolo, decennio significativo in cui fa la sua comparsa il modello del rondò vocale in due tempi, codificato da Giuseppe Sarti nel 1777. Nel corso della relazione vengono dapprima descritte le tipologie di dinamicizzazione – controscena, rivolgimento, risoluzione – rintracciate all’interno delle arie, dopodiché vengono presentati alcuni esempi di realizzazione musicale al fine di mostrare i mezzi con cui i compositori hanno sonorizzato queste piccole “perturbazioni” sceniche. Sebbene i brani di inizio decade possiedano ancora un evidente carattere “centripeto” – poiché in seguito al mutamento drammatico-musicale, si assiste sempre ad una ripresa della situazione iniziale – tali dinamicizzazioni vengono talvolta messe in evidenza dal discorso musicale, tramite mutamenti orchestrali o armonici. La dirompente novità del rondò sartiano risiede invece nel fatto che, dopo la perturbazione scenica e la conseguente esternazione affettiva, non viene effettuato un ritorno alla situazione drammatico-musicale iniziale, dando luogo così ad un’aria “dinamica” e dal carattere “centrifugo”.
Lungi dal voler equiparare poche battute di transizione ad un tempo “cinetico” ottocentesco, con questa ricerca si intende rintracciare non tanto la stabilizzazione formale di una sezione – il tempo di mezzo – scarsamente codificata di per sé, quanto piuttosto le diverse modalità con cui si è dato avvio al superamento dell’aria settecentesca drammaticamente statica.