Ventiduesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»

Bologna, 23-25 novembre 2018

 

Abstracts

Stefania Roncroffi (Reggio nell’Emilia)
Due frammenti in notazione sangallese alla Biblioteca Estense

Nella Biblioteca Estense di Modena sono conservati vari frammenti con notazione musicale, per la maggior parte recuperati da legature di volumi manoscritti o libri a stampa. Particolare interesse destano due di questi, segnati α.&.1.0 n. 14a-b, che erano stati utilizzati per rilegare un incunabolo (α. E. 5.5) con un testo di Nicolaus De Ausmo, dal titolo Supplementum summae pisanellae, edito a Venezia nel 1474. I due frammenti provengono da un antifonario databile al secolo XI e presentano notazione musicale sangallese, disposta su 14-15 linee di testo ben leggibile solo nel lato esterno, poichè la parte in origine incollata alla coperta si mostra molto deteriorata e lacunosa. In larghezza misurano 26 cm e costituiscono circa una carta e mezzo dell’antifonario originario, mentre in altezza – di 17 cm – sono probabilmente privi di 2-3 linee di testo e musica. L’antifonario da cui provengono aveva carte verosimilmente della dimensione di 22×17 cm, un formato molto piccolo, peraltro simile a quello del celebre antifonario di Hartker (Cod. Sang. 390 e 391). I due frammenti dell’Estense contengono antifone e responsori per le feste dei santi Giovanni e Paolo e di san Pietro. La trascrizione dei testi ha messo in luce alcune varianti rispetto alla tradizione documentata nel Corpus Antiphonalium Officii. La notazione presenta forme e caratteri riconducibili alla scrittura sangallese, dalla quale tuttavia si distacca per alcune particolarità, fra cui, ad esempio, il tratto molto ondulato e arrotondato del quilisma.

Nella relazione si contestualizzano i due frammenti nell’ambito dello sviluppo e della diffusione della notazione sangallese, con particolare riferimento all’area padana; si evidenziano le varianti emerse dalla trascrizione dei testi e le particolarità delle forme neumatiche rilevate dal raffronto con le fonti coeve; infine, si avanzano ipotesi sulla possibile area di provenienza e di impiego dell’antifonario originario.