Diciassettesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»
Bologna, 22-24 novembre 2013
Abstracts
Timoteo Morresi (Massagno)
Aspetti salienti dell’esilio e soggiorno di Ferdinando Fontana nel Ticino
Ferdinando Fontana (Milano 1850 – Lugano 1919) è conosciuto per essere stato il primo librettista di Puccini (scrisse i libretti di Le Villi e di Edgar) e l’autore del libretto Asrael per Alberto Franchetti. È inoltre noto per aver collaborato ad alcuni drammi per il teatro con Luigi Illica, per le commedie in dialetto milanese portate in scena da Edoardo Ferravilla (La statoa del sur Incioda, La Pina madamin) e per alcuni libri di poesia, pure in dialetto (Bambann). Nell’estate 1895, insieme alla moglie Palmira, scoprì e si innamorò di una località nei pressi di Lugano, Montagnola, e decise che quello sarebbe stato il luogo ideale per trascorrervi i mesi estivi. In seguito ai moti milanesi scoppiati nel maggio 1898, Fontana con altri esponenti repubblicani riparò precisamente a Montagnola. Pur potendo ritornare in Italia grazie a un’amnistia, vi rimase fino alla morte, avvenuta nel 1919.
L’esilio e il soggiorno ticinesi di Ferdinando Fontana sono sempre stati considerati in Italia un periodo di decadenza e liquidati in poche righe negli articoli a lui dedicati. In realtà, nel Ticino Fontana mantenne più che mai vivi i suoi interessi. La comunanza nel dialetto incoraggiò Fontana alla pratica del vernacolo. Al Ticino dedicò varie poesie dialettali, ma soprattutto nel Ticino realizzò un’opera ragguardevole: l’Antologia meneghina, in cui è condensata la storia del dialetto milanese da Bonvesin da La Riva fino ai suoi giorni, passando per Carlo Maria Maggi, Carlo Porta, ecc.
Fontana a Lugano collaborò con un altro esule illustre, Romualdo Marenco, con cui scrisse l’Inno al Canton Ticino e una satira sui tribunali militari milanesi, El covin del Meneghin, che su pressione della Legazione d’Italia non venne tuttavia rappresentata. Continuò inoltre l’attività di librettista, scrivendo una decina di libretti. La fama successiva lo raggiunse invece come traduttore di operette. Le operette da lui tradotte e rappresentate furono almeno diciotto, tra cui, di Franz Lehár, La vedova allegra, Il conte di Lussemburgo, La figlia del Brigante, Amore di zingaro. Alla prima della Vedova allegra, eseguita in tedesco al teatro Apollo di Lugano da una compagnia di operette viennese, il pubblico luganese reagì in modo tiepido, poiché non poteva cogliere tutte le sfumature del libretto. Solo quando l’operetta fu rappresentata in italiano, nella versione del Fontana, il lavoro ottenne un successo pari al suo valore.
Non solo in Italia ma anche negli anni vissuti nel Ticino, Fontana fu dunque un autore prolifico. Non si legò mai però a un unico datore di lavoro. Per pubblicare quel che voleva e non subire pressioni da parte degli editori si fece perfino editore in proprio di alcune opere. Non ebbe una vita agiata, anzi, dovette tutta la vita fare i conti con ristrettezze economiche. Ma quello era il prezzo da pagare per la sua indipendenza.