in collaborazione col 
Dipartimento delle Arti Alma Mater Studiorum — Università di Bologna  

Ventitreesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»

Abstracts

 

UGO PIOVANO  (Torino)
Un flauto d’oro al “Festivalbar”: Severino Gazzelloni e la diffusione della musica d’arte negli anni del ’68

Estate 1973, decima edizione del Festivalbar organizzato da Vittorio Salvetti: fra i 48 brani in gara da ascoltare nei jukebox dei bar italiani, uno si distingue in modo decisamente particolare. Si tratta dell’Aria sulla quarta corda di Bach arrangiata da Luciano Michelini e con protagonista il flauto d’oro di Severino Gazzelloni.
Nel 1970 Vittorio Salvetti aveva aperto per la prima volta il Festivalbar alla musica classica creando una “Serie Oro” con tre dischi: Concerto per due mandolini di Vivaldi (Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone), Concerto d’Aranjuez di Rodrigo (una selezione dell’Adagio, chitarrista Narciso Yepes) e la Sonata in Do maggiore L. 104 di Scarlatti (pianista Arturo Benedetti Michelangeli). Il disco di Vivaldi vinse la sezione, ma l’esperimento ebbe un successo limitato: l’anno seguente la “Serie Oro” venne eliminata e la musica d’arte fu inserita nella gara generale rappresentata solo dall’arrangiamento pop della Sinfonia n. 40 di Mozart di Waldo de Los Rios e, indirettamente, dal Concerto Grosso per i New Trolls scritto da Luis Enrique Bacalov (1933-2017). Anche nel 1972 troviamo in gara solo una versione di Santo & Johnny dell’Andante dal Concerto KV 467 di Mozart con protagonista la chitarra hawaiana (lap steel guitar) del primo dei due fratelli newyorkesi. L’anno dopo la partecipazione di Gazzelloni troviamo invece la versione pop dell’Orchestra di James Last della Romanza op. 50 di Beethoven, intitolata Beethoven 74 e resa celebre dal fatto di comparire nella pubblicità del liquore Vecchia Romagna. A partire dal 1977 la musica d’arte uscì definitivamente dalla manifestazione: il tentativo di creare un ponte fra i due mondi musicali fu giocato soprattutto sul “cross-over” con musicisti leggeri impegnati in versioni pop di brani classici – una tendenza abbastanza diffusa all’epoca.
La partecipazione di Gazzelloni è particolarmente significativa perché a differenza di quella dei Solisti Veneti, di Claudio Scimone e di Arturo Benedetti Michelangeli, non è occasionale, ma la logica conseguenza di un strategia consapevole, dichiarata in tantissime interviste. Gazzelloni voleva avvicinare i giovani alla musica d’arte, e arrivò persino ad esibirsi il 28 maggio 1968 al “Piper” di Roma, la discoteca più famosa dell’epoca, aprendo la serata all’insegna di Johann Sebastian Bach.
Ed è proprio Bach il ponte musicale che in quegli anni permise l’avvicinamento dei giovani alla musica d’arte. Nel 1959 il pianista e compositore Jacques Loussier (1934-2019), recentemente scomparso, aveva dato vita al suo trio col batterista Christian Garros e il contrabbassista Pierre Michelot e inciso un disco con musiche di Bach in versione jazzistica: Play-Bach n. 1. Due anni dopo incise il secondo album, Play-Bach n. 2, che comprendeva anche la sua versione dell’Aria sulla IV corda. Nel 1962, sempre a Parigi, Ward Single diede vita all’ottetto vocale Les Swingle Singers, che l’anno seguente monopolizzò le classifiche internazionali con l’album Jazz Sébastien Bach, che comprendeva anch’esso una versione della celebre Aria che ormai è universalmente identificata come sigla del programma Quark di Piero Angela, anche lui appassionato dilettante pianista jazz.
Anche Gazzelloni si dedicò al genere del “cross-over” e non si limitò al brano di Bach presentato al Festivalbar in una versione con organo Hammond, che faceva chiaramente il verso all’introduzione di A Whiter Shade of Pale (1967) dei Procol Harum, costruita proprio sul basso dell’Aria sulla IV corda. Già l’anno precedente aveva avviato una proficua collaborazione con Luciano Michelini (1945-), suo collega al Conservatorio di Santa Cecilia, con l’incisione del disco Dal Classico al Pop – Se fossi flauto (Ricordi), che vedeva il flauto accompagnato dall’Orchestra Filarmonica di Roma – un organico sul tipo dell’Orchestra “ritmico-leggera” della RAI di Milano formata da esecutori iscritti all’U.M.R. (Unione dei Musicisti Romani). Il disco si apriva con una versione pop del primo movimento della Sinfonia in Si bemolle maggiore n. 5 D 485 di Schubert, che fu poi abbinata all’Aria sulla IV corda del Festivalbar in un 45 giri della Ricordi. Questo disco non ebbe il successo sperato e Gazzelloni cambiò strategia rinunciando definitivamente alle versioni pop di brani classici e puntando invece alle trascrizioni per flauto e pianoforte di brani classici famosi elaborate da Luciano Michelini. Nel mese di ottobre 1974 i due incisero il disco Il mio amico flauto, un 33 giri che ebbe molta fortuna soprattutto fra i giovani e venne venduto anche in musicassetta un po’ ovunque, persino negli autogrill delle autostrade. All’inizio dell’anno seguente uscì il secondo volume (con Bruno Canino al pianoforte) con alcuni brani originali e altri brani classici famosi fra i quali l’Aria sulla IV corda nella trascrizione molto bella di Giovanni Gatti. Questo brano accompagnò Gazzelloni per tutto il resto della carriera, di solito come bis e a volte su richiesta del pubblico.
In conclusione, si può affermare che negli anni seguenti al Sessantotto Gazzelloni fu il principale artefice in Italia dell’avvicinamento dei giovani alla musica d’arte, che portò a un conseguente aumento esponenziale delle cattedre nei Conservatori, a partire da quelle di flauto.