Ventiduesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»
Bologna, 23-25 novembre 2018
Abstracts
Un dramma seicentesco «ridotto in nuova forma»: la “Veremonda” di Strozzi e Cavalli
Poche certezze e molti interrogativi accompagnano l’opera in musica di Giulio Strozzi e Francesco Cavalli Veremonda l’amazzone di Aragona, le cui vicende si dipanano fra Venezia e Napoli intorno al 1652. Del dramma, frutto della riscrittura da parte di Strozzi del Celio di Giacinto Andrea Cicognini (Firenze 1646), conosciamo tre fonti principali: il libretto stampato a Venezia con la data di stampa 1652; il libretto stampato a Napoli nel 1652, che in alcuni punti diverge dall’edizione veneziana; la partitura manoscritta conservata nella Biblioteca Marciana di Venezia, proveniente dalla bottega di Cavalli e contenente una serie consistente di tagli, aggiunte, correzioni e riscritture (autografe e no).
Grazie agli studi di Lorenzo Bianconi, Thomas Walker, Domenico Antonio D’Alessandro e Nicola Michelassi sappiamo che la Veremonda fu allestita nel palazzo reale di Napoli nel dicembre 1652 dai Febiarmonici, guidati dallo scenografo-ballerino-coreografo Giovan Battista Balbi. Non abbiamo invece alcuna certezza circa l’allestimento veneziano (il libretto non indica un teatro, e non si sa se la data vada letta more veneto, ossia 1653), né sappiamo se l’opera sia stata concepita per Napoli e poi ripresa a Venezia, oppure il contrario. A ciò si aggiunge la relazione problematica fra le tre fonti, che divergono per una serie di varianti nel dettato del testo poetico, e non risultano chiaramente collocabili in termini di precedenza cronologica l’una rispetto all’altra.
A queste conoscenze vanno integrati i recenti risultati della collazione completa dei testimoni della Veremonda, più le tre fonti del Celio – il libretto stampato a Firenze nel 1646, il libretto manoscritto conservato alla Marciana e la partitura manoscritta conservata alla Biblioteca nazionale di Firenze. Sulla base di alcuni indizi emersi dal lavoro di analisi e confronto, si ipotizza che dev’essere esistita una prima redazione del testo poetico di Strozzi che dovette precedere le due edizioni a stampa, e che, a livello del dettato, doveva essere più prossima al Celio, testo-base per la rielaborazione operata da Strozzi. Tracce di questa prima stesura sono evidenti sia nella partitura sia nel libretto napoletano, i quali mostrano in alcuni punti un livello testuale più vicino al Celio e quindi anteriore rispetto al libretto di Venezia. È ipotizzabile che Cavalli iniziò a comporre la musica su questa prima redazione del dramma di Strozzi, che venne poi per qualche motivo modificata in fase di stampa o di revisione dell’opera.
Nella relazione illustro alcuni indizi e alcuni esempi probanti di tali ipotesi, e presento nuove considerazioni sull’aiuto che i testimoni del Celio, ossia del testo-modello, offrono nella ricostruzione critica del testo della Veremonda e nella comprensione delle sue varianti genetico-evolutive.