Diciottesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»

Bologna, 21-23 novembre 2014

 

Abstracts

Valeria Lucentini (Berna)
Il teatro nel salotto e nella piazza: un repertorio ambivalente nell’Italia prerisorgimentale

Il contributo ha lo scopo di definire l’affermazione di un duplice repertorio negli stati italiani pre-unitari, attraverso l’analisi di due realtà particolari quali il Lombardo-Veneto e il Regno di Sardegna negli anni Quaranta dell’Ottocento, differenziato nei due luoghi del salotto e della piazza. Fonti della presente ricerca sono le principali testate giornalistiche coeve (Pirata, Gazzetta Musicale di Milano ecc.), testimoni costanti di processi di costituzione di un repertorio specifico. Rinunciando alla riduzione di un Ottocento italiano a ‘secolo della borghesia’, emergono i reali protagonisti della vita musicale, e viene alla luce il ruolo centrale che la classe aristocratica giocò nel sistema produttivo. Nel salotto e nella piazza, luoghi reali e al contempo simbolici di sistemi di valori legati ad interessi di classe, ci si appropriò di un repertorio che in parte proveniva da un ambiente comune, il teatro, ma che assunse poi declinazioni differenti. Nei salotti, la forma della cosiddetta ‘accademia’ comprendeva perlopiù arie, pezzi d’insieme, fantasie, trascrizioni per pianoforte, balli ecc., in un sistema produttivo di tipo chiuso. Questo ambiente, in cui sopravvivono meccanismi di patronage tipici dell’ancien régime, credeva innanzitutto nel valore estetico della musica e perseguì intenti autocelebrativi, ‘sovranazionali’, sostanzialmente estranei a ideologie di stampo nazionalistico, diffusi in tutti i centri italiani. I generi principali della ‘piazza’ erano invece l’innografia e la musica bandistica, i quali attinsero al melodramma riprendendone perlopiù sinfonie e cori. A una prima lettura delle fonti, ‘borghesia’ e ‘popolo’ risulterebbero essere protagonisti attivi e consapevoli di questo contesto ma, ad un esame più attento, la loro presenza si rivela spesso una costruzione ideologica e letteraria. Si trattava piuttosto degli effetti dell’azione di un’élite di persone le quali, legate alla sfera politica, diedero vita a performances controllate con lo scopo di formare l’opinione pubblica e orientare la memoria collettiva. Ciò prevedeva la promozione di compositori appartenenti a una stessa cerchia e l’ausilio di strategie comunicative amplificatorie, che trovano spazio nei diversi organi di stampa. Questo fenomeno di appropriazione politica è più evidente laddove furono presenti figure-guida di riferimento, come avviene nel Regno Sabaudo con Carlo Alberto e nello Stato Pontificio con Papa Pio IX, attorno ai quali venne costruita, e diffusa anche con mezzi musicali, un’immagine ad hoc. Attraverso l’analisi di alcuni casi specifici risulta evidente la convivenza di due repertori diversi nell’Italia degli anni Quaranta, portatori di valori, scopi e strategie differenti, ma con una protagonista comune, l’aristocrazia.