Emiliano De Mutiis (Roma)
La struttura temporale del concetto di ‘melodia’ tra neoavanguardia ed Experimental Music

È un fatto che il concetto di “melodia” nel secondo dopoguerra scompaia quasi completamente dall’orizzonte compositivo e teorico. Tale ‘rimozione consapevole’ è di per sé un dato rilevante dal punto di vista musicologico, che può trovare ragioni anche al di fuori della sfera prettamente estetica.
La relazione si propone di inquadrare questa negazione in un contesto teorico più ampio, che metta al centro dell’indagine storiografica il concetto di tempo.
Nello studio dei concetti in prospettiva storica, Koselleck ci invita ad esaminarne la «struttura temporale interna», per cui «ogni concetto fondamentale contiene elementi di significati passati […], come pure di aspettative rivolte al futuro». Questa «struttura temporale interna» al concetto interagisce inevitabilmente con una struttura temporale esterna ad esso, più generale, di carattere antropologico–culturale; struttura dipendente dal momento storico, dall’ubicazione geografica e – come molti studi sottolineano da varie prospettive disciplinari – dal tipo e dal grado di penetrazione delle tecnologie di trasporto, comunicazione e memoria.
Partendo dall’analisi di “melodia” sia come concetto storico che musicale, la relazione ne evidenzia i diversi tipi di temporalità interni, mettendoli in relazione con le strutture temporali esterne proprie della neoavanguardia e dell’experimental music, desunte dalle parole stesse dei compositori.
Dall’analisi di queste relazioni, emerge come la radicale differenza nella concezione del tempo alla base delle due poetiche generi, nel periodo di riferimento e per motivi opposti, una incompatibilità con il concetto di melodia. La neoavanguardia, ad esempio, se da una parte integra i tipi di temporalità impliciti nel concetto, perché essenzialmente consoni alla propria concezione del tempo, dall’altra li trasferisce – sulla scorta di una progettualità di tipo storicistico – su altri meccanismi musicali. L’experimental music, al contrario, basando la propria estetica sul suono e non su principi costruttivi e sintattici, ricerca dimensioni completamente differenti di tempo musicale, incompatibili con quelle proprie del concetto di melodia: un tempo definibile – dalle parole stesse di John Cage e Morton Feldman – un tempo-immagine, sferico, non lineare e non misurabile, che «si cristallizza dentro il suono stesso».
La relazione si conclude con un breve excursus riguardo il grado di penetrazione, nel periodo di riferimento, delle tecnologie di trasporto, comunicazione e memoria negli Stati Uniti e nell’Europa postbellica: le marcate diversità riscontrate, inquadrate in una prospettiva “pre-estetica”, possono essere considerate come uno dei fattori alla base della differente concezione del tempo delle due poetiche; differenza solo in seconda istanza di tipo estetico e musicale.