Fast education per pianisti virtuosi. L’eredità pedagogica del guida-mani di Friedrich Kalkbrenner

Nella moderna pedagogia pianistica, la velocità gioca un ruolo importante in ogni aspetto del processo di apprendimento. Gli studenti desiderano ottenere progressi rapidi e risultati tangibili nel minor tempo possibile. La necessità di un apprendimento rapido è ulteriormente condizionata dalla società in cui viviamo, che sembra muoversi a un ritmo sempre più veloce: dobbiamo affrettarci, se aspiriamo ad entrare nel mondo concertistico o dei concorsi strumentali.

Un precursore di questa mentalità orientata ad una certa rapidità nella formazione pianistica è Friedrich Kalkbrenner (1785-1849), un rinomato virtuoso, pedagogo e socio nella ditta di costruzione di pianoforti di Ignaz Pleyel. Il suo approccio all’insegnamento, basato sull’uso del guida-mani, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della didattica pianistica.

Kalkbrenner aveva fatto proprio il motto multus in parvo, ovvero “molto in poco spazio”, sottolineando l’importanza di concentrare molte informazioni in uno spazio breve. In una lettera all’editore Heinrich Probst, Kalkbrenner scriveva: «Il metodo di Hummel non ha successo a Parigi, è considerato troppo esteso: nel secolo in cui viviamo, dobbiamo trovare modi per raggiungere la meta, ma abbreviando il viaggio».[1] Questa la scintilla che ha dato origine al suo Metodo per pianoforte col sussidio del Guida-mani (1831), con il quale l’autore si proponeva di ‘accorciare’ la strada per diventare virtuosi (ed il volume stesso, che risulta quasi 400 pagine più corto del Anweisung zum Piano-Forte-Spiel di Johann Nepomuk Hummel!): «La vita è troppo breve perché un vero artista apprender possa tutto ciò che gli è indispensabil di sapere, senza un qualche ingegnoso mezzo onde ingannar od economizzar il tempo», scriveva nella prefazione al volume.[2]

Il fulcro della sua fast education era il guida-mani, un dispositivo ancora utilizzato nella pedagogia pianistica contemporanea, sebbene quasi esclusivamente in contesti didattici legati alla prassi esecutiva storicamente informata.[3] Questo strumento consiste in una barra di legno posta parallelamente alla tastiera, progettata per aiutare gli studenti a sviluppare il “giusto tocco” e a modulare la sonorità del pianoforte secondo l’espressione necessaria. Il guida-mani obbliga le dita ad una stretta aderenza ai tasti, consentendo la produzione del suono attraverso la sola sensibilità dei polpastrelli. L’abilità di produrre un bel suono e di variarne il timbro era considerato un segno distintivo dei grandi virtuosi, e pertanto, secondo Kalkbrenner, trasmissibile solo da un virtuoso a un aspirante virtuoso. È noto come l’albero genealogico della pedagogia kalkbrenneriana arrivi fino anche a Camille Saint-Saëns, un allievo di Camille-Marie Stamaty, il quale aveva a sua volta studiato con Kalkbrenner. Anche Saint-Saëns ammetteva di aver tratto giovamento dall’utilizzo del guida-mani, annoverandone, tra i più entusiasmanti vantaggi, la “produzione di un bel suono attraverso le sole dita, uno strumento prezioso che è divenuto raro ai giorni nostri.”[4]

Oggi, il guida-mani può offrire interessanti prospettive per la didattica pianistica. In primo luogo, esso assiste il giovane studente nell’eliminare le tensioni muscolari e superare i limiti tecnici che ne derivano. Consentendo lo scarico del peso dell’arto sull’asta orizzontale, il guida-mani promuove una postura naturale del corpo e della mano, agevolando la libertà delle dita e lo sviluppo della sensibilità dei polpastrelli. Questo approccio offre un’opportunità unica per esplorare anche senza la guida del maestro i vari modi di ‘accarezzare’ il tasto, competenza indispensabile per ‘accarezzare’ le note di una Romanza di Kalkbrenner o di un Notturno di Chopin. Inoltre, in un’epoca in cui i pianoforti hanno raggiunto una fase di relativa standardizzazione costruttiva, in contrasto con la varietà di meccaniche e sonorità dell’epoca di Kalkbrenner, concentrarsi sull’ottenere un bel suono dallo strumento e modellarlo in base all’espressione assume una prospettiva particolarmente promettente. In questo contesto, il guida-mani rappresenta un prezioso ponte con il passato, coniugando gli ideali pianistici del XIX secolo alle esigenze del nostro mondo musicale veloce.

Gigliola Di Grazia
Dottoranda

Hochschule für Musik Freiburg
Hochschule der Künste Bern


[1] Lettera di Friedrich Kalkbrenner a Heinrich Probst del 4 luglio 1829, in A-Wn Autogr. 7/132–3 (traduzione dell’autrice).
[2] Friedrich Kalkbrenner, Méthode à l’aide du Guide-mains, Paris, Pleyel, 1831, ed. it.: Metodo per piano forte col sussidio del Guida-mani, Milano, Ricordi, 1835, Prefazione.
[3] Presso la Hochschule der Künste di Berna gli studenti di fortepiano hanno da oltre dieci anni l’opportunità di sperimentare i vantaggi del guida-mani. Una versione metallica è stata inoltre messa in vendita di recente da Keylogy per la didattica elementare (https://keylogy.world/en/product/hand-guide/).
[4] James Q. Davies, Romantic Anatomies of Performance, Berkeley, University of California Press, 2014, p. 217.

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