La Didattica della visione: come e perché

L’unica cosa che vorrei insegnare è un modo di guardare,
cioè di essere al mondo.
Italo Calvino

La Didattica della visione – di cui si sente parlare, oggi, profusamente – ha ormai alle spalle quarant’anni di storia. Non è questa la sede dove dilungarmi sulle vicissitudini storiche e le implicazioni politiche, ma due parole di contestualizzazione sono doverose.

Chi per primo ha sentito l’esigenza di indagare la materia – se così possiamo dire – legata inizialmente alla visione dello spettacolo teatrale e quindi indirizzata allo spettatore di tale arte, è stato Giorgio Testa, prima all’interno dell’Ente Teatrale Italiano, poi nel Centro Teatro Educazione dell’ETI a seguito del Protocollo d’Intesa interministeriale del 6 settembre 1995, e quindi con Casa dello Spettatore, associazione culturale di cui Testa è fondatore nel 2016.

In questi quarant’anni – come tuttora in più parti d’Italia – vari sono i seminari e i percorsi per i cittadini, i corsi di formazione per docenti ed operatori e i progetti nelle scuole di ogni ordine e grado, proposti da Testa e dai mediatori da lui formarti, che interrogano la visione partendo dalla fondamentale prospettiva e condizione di essere prima di tutto spettatori. E se inizialmente il teatro e il suo pubblico è stato il primo paradigma, il Covid-19 e il conseguente lockdown hanno definitivamente dimostrato che le nostre “visioni” spaziano ben oltre le occasioni tradizionali e programmate di socialità culturale.

Anche imparare a vedere, come tutte le cose che si acquisiscono, fa parte di un processo di apprendimento che si conforma in una vera e propria didattica, capace di creare il terreno adatto ad accogliere l’esperienza del vedere insieme, dal vivo e non. Partendo dalla considerazione che l’incontro con l’arte deve sempre essere il centro di un percorso che mobilita conoscenze, domande ed emozioni grazie anche ad un approccio cooperativo e partecipativo tra presenti e mediatori culturali.

E come per tutte le cose che aspirano ad essere metodologia e non metodo, della Didattica della visione vi sono diversi modi di realizzarla, a seconda dell’operatore e del tipo di utenza, ma le regole principali sono: vedere spettacoli, film, serie tv o mostre assieme, smontarli nei loro elementi costitutivi non solo a parole, quanto attraverso esempi, simulazioni, azioni, offrendo i supporti visivi, sonori o cartacei preparati ad hoc durante degli incontri organizzati prima e dopo la visione.

La Didattica della visione secondo Casa dello Spettatore è dunque un approccio pedagogico e uno strumento per riuscire a fare di tutte le forme d’arte un’opportunità ordinaria di incontro, un’abitudine amata, una cultura.

Alice Beggiolin
Mediatrice culturale
Associazione culturale Casa dello Spettatore

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