Quanti, oggi, possono affermare di conoscere Gioconda De Vito? Probabilmente pochi, eppure la De Vito è stata una delle più apprezzate concertiste del Novecento, basti pensare che veniva considerata la violinista numero uno d’Europa. Tuttavia, in Italia, sua patria nativa, è quasi del tutto sconosciuta.
Forse perché ci ha lasciato poche incisioni? Oppure, come talvolta avviene ed è avvenuto per diverse importanti figure del nostro Paese, poco ci si prodiga nel valorizzare quel di che prezioso abbiamo?

Gioconda De Vito, nata in Puglia, a Martina Franca, nel 1907, da subito mostrò grandi doti musicali, che la portarono a conseguire il diploma di violino a soli quattrodici anni. Nel 1932 vinse il prestigioso “Internationaler Wettbewerb für Gesang und Violine” di Vienna: la De Vito non aveva alcuna intenzione di partecipare; fu la sorella Elvira, pianista, ad incoraggiarla, e lei, che amava molto viaggiare in aereo, acconsentì. Quel concorso segnò l’inizio della sua straordinaria carriera internazionale. Wilhelm Furtwängler, Carlo Maria Giulini, Herbert von Karajan, Edwin Fischer, Tito Aprea, sono solo alcuni degli immensi artisti con cui collaborò.

Fu una donna dalla eccezionale tempra morale ed intellettuale, ricca di carisma, fascino, sensibilità, determinazione e disciplina. A 54 anni, all’apice del successo, fece una scelta coraggiosa, di rottura, decise di chiudere definitivamente la sua carriera artistica senza mai più suonare una sola nota.

La De Vito può essere considerata una delle ultime esponenti dell’alta scuola violinistica italiana: profondità di lettura, scrupolo nei dettagli, rigore e inflessibilità sono alcuni dei tratti distintivi. Le sue interpretazioni si distinguono, tra l’altro, per l’accuratezza del suono, che appare sempre omogeneo, limpido e pastoso, tanto sulla prima quanto sulla quarta corda. Ciascuna nota è pensata, cercata, voluta. Il vibrato è continuo, mai eccessivo, sempre controllato e segue costantemente la vibrazione delle corde. Ogni colpo d’arco, sia esso balzato, spiccato, legato, détaché, è sorprendentemente dominato, per cui, tutte le note risultano chiare, nitide, cristalline.

Gioconda De Vito è stata ed è tuttora un punto di riferimento per l’interpretazione della musica di Brahms: non a caso, il suo cavallo di battaglia fu il Concerto per violino e orchestra op. 77. Tanto è vero che, nel 1946, le fu affidato, dalla Regia Accademia di S. Cecilia, l’incarico per il corso d’interpretazione delle opere di violino di Brahms. Nel 1949, per meritata fama, ottenne il passaggio dalla Cattedra di violino regolare a quella di perfezionamento.

Manifestò sempre un forte interesse per l’insegnamento e per i suoi allievi: essi la consideravano, prima che insegnante, Maestra di vita.  L’idea della formazione dei ragazzi non la abbandonò mai, fu un suo pensiero costante. Dimostrò molta sensibilità per i giovani, e per quanto poté, cercò sempre di aiutarli. Lei, che sapeva bene quanto fosse difficile muovere i primi passi in una nazione come la nostra, in una intervista telefonica, del 1991, così si espresse: «Purtroppo, in Italia, per avere una carriera bisogna che sia proprio Dio a volerla. Gli italiani non aiutano abbastanza i loro giovani, mentre, negli altri paesi fanno di tutto per loro. In Italia no, è molto difficile, o si hanno le raccomandazioni, oppure bisogna avere gli aiuti di Dio». Parole forti le sue, su cui vale la pena riflettere.

Una musicista della sua levatura non può essere ignorata o dimenticata, le è dovuto, invece, il nostro perenne ricordo ed ossequio.

Pierangela Palma
Docente di Viola
Liceo Musicale “Farnesina” di Roma

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