Per la prima versione dal latino ero certo che avrei dovuto confrontarmi con una pagina del De bello gallico, inesauribile fonte d’esempi; effettivamente Cesare apparve sul foglio, ma si trattava di tavole tratte da Asterix Gallus, edizione in latino della serie francese [Figura 1]. Tradurre non è mai (più) stato così entusiasmante.

Sin dagli anni Quaranta del secolo scorso si è riconosciuto come le storie grafiche possano essere usate per costruire percorsi didattici, per l’apprendimento informale e per veicolare ricerche specialistiche;[1] si distingue in tal senso il saggio Missed it!, apparso sugli «Annals of Internal Medicine»,[2] dove il disegno viene usato per divulgare i risultati di uno studio clinico.
Per mutua convenzione tra l’autore e il lettore, la sospensione del realismo permette di accettare la dimensione assurda in cui un papero e un topo conversano, o un cane porta al guinzaglio un suo simile. Alla pretesa di verosimiglianza subentra la fuga in mondi altri che rapisce anche gli spettatori del melodramma. L’ibridazione tra fumetto e opera lirica ha prodotto numerosi esiti, tra cui alcune felici proposte di «Topolino».
I protagonisti zoomorfi incontrano gli eroi dell’opera solo nel 1959 con la trilogia Paperino e l’oro del Reno, ovvero “L’anello dei nani lunghi”. Dal 1978, le ‘meloparodie’ si moltiplicano: Paperina “fanciulla del West”, Paperin Caramba y Carmen Olè e Paper-damès e Celest’Aida. Nell’ultimo biennio, alcuni racconti sono confluiti in due volumi, uno pubblicato in occasione dei 120 anni dalla morte di Giuseppe Verdi (2023), l’altro dedicato a Giacomo Puccini (2024).

Sfogliamo le prime pagine della trasposizione Paperino barbiere di Siviglia del 1962. Paperino (Figaro) aiuta Gastone (Almaviva) a conquistare Paperina (Rosina). La vignetta d’apertura mostra Gastone intento a istruire i suoi valletti: «Piano pianissimo, senza parlar. La scala presto, poggiate qua» [Figura 2]. Figaro, intanto, entra in scena e intona la cavatina, dove il riferimento sonoro è suggerito dall’uso di figure musicali all’interno della nuvoletta [Figura 3]. Gastone propone a Paperino di aiutarlo a realizzare il suo sogno d’amore in cambio di una lauta ricompensa. Il barbiere va in visibilio e pensa: «All’idea di quel metallo portentoso, onnipresente, un vulcano la mia mente incomincia a diventar» [Figura 4].
In ultimo, il conte si rivela un raggiratore, e il suo piano viene disinnescato da un’impavida Rosina pronta a imporsi con il motto: «Ma se mi toccano, dov’è il mio debole, sarò una vipera e cento trappole, prima di cedere, saprò giocar». Il racconto si sviluppa tra fedeltà al libretto e libero adattamento, in un gioco di suggerimenti canori e distorsione dei versi di Sterbini.


La sceneggiatura disegnata agisce da filtro tra il testo e l’esperienza di fruizione. È un prodotto accattivante per gli ascoltatori esperti, i quali, giocando, possono scovare le deformazioni poetiche, riconoscere le melodie evocate e individuare le citazioni. Ma è anche uno strumento utile per avvicinare nuovi ascoltatori a soggetti poco noti attraverso i congegni familiari offerti dalle arti basate sui meccanismi visivi.[3]
Per proporre il fumetto in ambito educativo, la lettura deve essere supportata da una didattica dell’ascolto mirata a rilevare «che cosa esprime, e in che modo, la musica di una data aria, di una data scena; dove sta l’incanto di certi versi e dei suoni che li incarnano».[4] Il racconto disegnato è la chiave d’accesso all’opera: aiuta a visualizzare le ambientazioni (la «piazza nella città di Siviglia» e le camere «nella casa di don Bartolo»), chiarisce la situazione drammatica che innesca il brano e gli affetti che esso veicola. Resta tuttavia in ombra l’aspetto musicale. Per spiegare come funziona la musica serve l’intervento dell’insegnante, chiamato a guidare l’ascolto, a introdurre l’intreccio e le strutture formali.
Nel caso del finale primo, ad esempio, la sequenza di vignette può aiutare a chiarire l’articolazione del congegno multisezionale: sintetizza visivamente i diversi blocchi drammatici, l’ingresso progressivo dei personaggi che, in ultimo, strabordano dai margini dei balloon e l’aumento di tensione culminante nelle pose attonite dei protagonisti.
Gli universi plasmati dai più importanti autori della storia del melodramma da una parte, e da Disney dall’altra, per quanto distanti in apparenza, condividono una natura multidimensionale: verbale, musicale, scenico-gestuale il primo, iconico e verbale il secondo. Questa affinità rafforza il legame tra le due forme d’arte. D’altronde, se Violetta lamenta la natura evanescente dei «sogni ridenti», Cenerentola ci invita a custodirli e a trasformarli in «desideri di felicità».
Davide Pulvirenti
Dottorando in Musica e Spettacolo
Università di Roma ‘Tor Vergata’
Dedico questa ‘goccia’ a Loredana Damanti, mia docente di Latino e Greco al Liceo.
[1] Cfr. Gianna Marrone, Il fumetto fra pedagogia e racconto. Manuale di didattica dei comics a scuola e in biblioteca, Latina, Tunue, 2005.
[2] Cfr. Michael J. Green, Missed it!, «Annals of Internal Medicine», 158, 2013, pp. 357-361.
[3] Cfr. Claudio Toscani, Perché l’opera a scuola?
[4] Giuseppina La Face, Quanta voglia di Puccini: nel centenario della morte è corsa alla divulgazione sulla sua vita. Ma attenzione: l’orecchio non si perda l’essenza della sua musica, «FQ Magazine», 16 luglio 2024.