Diciottesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»

Bologna, 21-23 novembre 2014

 

Abstracts

Giorgio Ruberti (Napoli) Organizzazioni macrostrutturali nella canzone napoletana dell’Ottocento

La canzone napoletana classica è unanimemente considerata tra le matrici della moderna canzone in lingua italiana, ed ha rappresentato un esempio per molti generi affini — di cui ha pure subito l’influsso — tanto coevi come la romanza da salotto quanto posteriori come il tango. Di certo questa influenza fu esercitata grazie all’azione di una giovane ed efficiente industria culturale, prima manifestazione nel nostro paese di un complesso sistema produttivo capace di trasformare in successi planetari brani come Funiculì funiculà (1880) oppure ‘O sole mio (1898, sul ritmo dell’habanera). Nondimeno l’ampia diffusione di questo repertorio fu dovuta a fattori stilistici, alle forme poetico-musicali sul finire dell’Ottocento più mature rispetto a quelle dei decenni centrali del secolo. A cominciare dall’organizzazione macrostrutturale del pezzo in strofa e ritornello, articolazione formale che quella stessa industria culturale individuò come la più idonea ed appetibile alla tipologia di pubblico allora delineatosi nelle nuove modalità di fruizione e ricezione collegate alla festa di Piedigrotta e ai moderni cafè-chantant.

Non che il principio di costruzione formale della stroficità con ritornello fosse sconosciuto alle canzoni napoletane pre-classiche, basti pensare alla celebre Io te voglio bene assaje (1835 circa); tuttavia la netta maggioranza di queste canzoni rispondeva ad un diverso principio, quello della stroficità integrale (Michelemmà, Fenesta che lucivi). Solo con la fase classica il modulo compositivo con ritornello si affermò in via definitiva, quando a partire dagli anni Ottanta lo adottarono costantemente autori per la prima volta professionisti quali Luigi Denza, Enrico De Leva, Mario Costa, Salvatore Di Giacomo.

Soffermandosi sul parametro forse più importante di una canzone, la relazione illustra e confronta le diverse configurazioni macrostrutturali rivestite dalla canzone napoletana nel corso dell’Ottocento, con particolare attenzione dedicata proprio a quella forma in strofa e ritornello che successivamente si sarebbe imposta anche in altri repertori di canzone. Di questo schema formale sono indicati i modelli di riferimento e ne è descritta l’evoluzione all’interno della storia della canzone napoletana.