Berta Martini

La proposta di questa nuova commissione muove dall’esigenza di promuovere all’interno del SagGEM alcune attività di ricerca, secondo i paradigmi che si sono affermati negli studi didattico-disciplinari a partire da quelli di àmbito francofono.

La Didattica della musica è, infatti, Didattica disciplinare specifica, dunque scienza empirica il cui assetto epistemologico dipende dalla definizione, operata in senso correlativo, di alcune categorie formali: gli oggetti/problemi che la disciplina fa propri; il punto di vista interpretativo (ossia la rete di concetti con i quali la Didattica della musica guarda all’esperienza di insegnamento e apprendimento); e le metodologie della ricerca (ossia gli approcci di tipo empirico che definiscono i criteri e le regole ai quali assoggettare la validità e l’attendibilità delle indagini sul campo).

Due, a mio modo di vedere, le possibili direzioni di lavoro che, nel caso della Didattica della musica e in modo collaterale, possono contribuire a precisare le occorrenze specifiche delle categorie formali dell’oggetto, del punto di vista e del metodo:

  • la prima direzione è la via comparatista alla didattica disciplinare (ossia la possibilità di validare, anche nell’àmbito della Didattica della musica, i costrutti, i concetti e le teorie sui quali si fonda l’approccio disciplinare);
  • la seconda direzione è la via induttiva a partire dallo studio delle pratiche che “regolano”, dal punto di vista didattico, i processi di insegnamento e apprendimento della musica.

Entrambe le vie, da percorrersi parallelamente, impongono di assumere come oggetto di studio il sistema didattico (inteso come sistema costituito dai sottosistemi insegnante-sapere, allievo-sapere, insegnante-allievo) e di indagarne le condizioni di funzionamento (e disfunzionamento). Ciò richiede, però, di precisare lo status delle pratiche didattiche all’interno dell’assetto epistemologico della Didattica della musica.

Il punto è che, studiare il funzionamento del sistema o ricercare le condizioni di possibilità dell’insegnamento e apprendimento di un sapere non coincide, nella prospettiva didattico-disciplinare, con la costruzione di buone pratiche.

Al contrario, le pratiche didattiche sono da intendersi come il contesto di emergenza dei problemi rispetto ai quali elaborare i costrutti interpretativi, i concetti e, alla fine, le “teorie” della Didattica della musica.

In altre parole, le pratiche traspositive (come, per esempio, la didattica dell’ascolto, della produzione, o la didattica della storia della musica) non costituiscono di per sé stesse l’oggetto della ricerca didattico-disciplinare (semmai queste sono gli oggetti della prasseologia della didattica, suscettibili di essere indagate, al più, in ordine agli esiti di apprendimento che producono).

Al contrario, le pratiche traspositive definiscono a priori un certo modo di funzionare del sistema. Sistema che, tuttavia, deve essere indagato nella dinamica temporale del suo funzionamento. In sintesi, il dispositivo euristico della Didattica della musica, quello attraverso il quale essa definisce progressivamente i propri oggetti e i propri concetti, dovrebbe essere rintracciato nell’indagine “di ciò che accade” all’interno del sistema, piuttosto che nella ricerca “di ciò che dovrebbe accadere”.

In conclusione, l’ipotesi di lavoro che questa commissione avanza è lo studio di situazioni didattiche ordinarie (eventualmente regolate dalle pratiche della didattica dell’ascolto, della produzione, o della storia della musica ecc.), al fine di far emergere “fenomeni didattici”, ossia oggetti e problemi che la disciplina riconosce come specifici dell’insegnamento e apprendimento della musica e intorno ai quali costruisce dinamicamente il suo statuto epistemologico.

Indicazioni bibliografiche:

  • B. Martini, Il metodo clinico-sperimentale per la ricerca didattico-disciplinare, «Pedagogia più Didattica. Teorie e pratiche educative», 2, 2010, pp. 51-59;
  • Y. Chevallard, Concepts fondamentaux de la didactique: perspectives apportées par une approche anthropologique, «Recherches en Didactique des Mathématiques», XII, 1, 1992, pp. 72 – 112;
  • A. Mercier, M. L. Schubauer-Leoni, G. Sensevy, Vers une didactique comparée, «Reveu Française de Pédagogie», n. 141, 2002, pp. 5-16;
  • M. L. Schubauer-Leoni – F. Leutenegger, Une relecture des phénomènes transpositifs à la lumière de la didactique comparée, «Revue Suisse des Sciences de l’Educacion», 27, 3, 2005, pp. 407-429