Ventesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»

Bologna, 18-20 novembre 2016

 

Abstracts

Ruben Vernazza (Tours – Milano)
Uno sconosciuto autografo donizettiano: “Gemma di Vergy” per il Théâtre Italien (1845) 

Allestita per la prima volta nel 1834 al Teatro alla Scala di Milano, Gemma di Vergy di Donizetti approdò al Théâtre Italien di Parigi nel 1845. È noto che prima di essere presentata al pubblico francese la partitura venne rimaneggiata dall’autore (Guido Zavadini 1948, Paolo Fabbri 2011): fu questo l’ultimo lavoro portato a termine da Donizetti prima dell’aggravarsi della malattia che lo avrebbe condotto alla morte. Finora, tuttavia, quasi nulla si sapeva delle modifiche introdotte in quell’occasione: ad attestare la revisione erano soltanto poche lettere nelle quali il compositore informava sommariamente alcuni corrispondenti del procedere del lavoro. 

Tale lacuna è oggi colmata: chi scrive ha infatti identificato la partitura della versione rimaneggiata di Gemma di Vergy. La fonte, proveniente dall’archivio musicale del Théâtre Italien, è una copia italiana della versione del 1834 sulla quale Donizetti introdusse, di propria mano, tutte le modifiche ideate per l’allestimento parigino del 1845. 

La relazione (che anticipa i contenuti di un saggio che comparirà in un volume miscellaneo della Fondazione Donizetti di Bergamo) si propone di fornire una descrizione del manufatto in oggetto, di ricostruire la genesi della revisione dell’opera, e di mostrare le caratteristiche salienti degli interventi d’autore. In particolare, attraverso l’analisi di alcune pagine esemplari della partitura, si è dimostrato che le modifiche apportate da Donizetti rispondevano a due obiettivi: da un lato, adattare il testo alle esigenze esecutive contingenti, e in modo specifico alle caratteristiche della troupe di cantanti del Théâtre Italien; dall’altro, aggiornare l’opera all’estetica corrente, sia per mezzo di un cospicuo arricchimento dell’orchestrazione, sia attraverso l’introduzione di copiosi tagli, funzionali a rendere più concise le forme musicali. Oltre a segnalare una rilevante fonte autografa sconosciuta, la relazione ha permesso di gettare uno sguardo inedito sullo stile operistico dell’ultimo Donizetti.