in collaborazione col 
Dipartimento delle Arti Alma Mater Studiorum — Università di Bologna  

Ventitreesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»

Abstracts

 


VALENTINA PANZANARO
 (Roma)

«Leggiadri spiriti con festa e giubilo danzate»: drammaturgia dei balletti nell’“Empio punito”

Nella seconda metà del Seicento la produzione operistica romana continua a connotarsi di grandiosità per l’insistente presenza di momenti spettacolari ‘accessori’, quali prologhi, intermedi e soprattutto balli e balletti d’ogni sorta, che trovano riscontro solo nella fortunosa quanto prolifica prassi veneziana coeva. La commedia per musica L’empio punito, musicata da Alessandro Melani su libretto di Filippo Acciaioli, messa in scena a Roma nel 1669, rappresenta una delle più interessanti pubblicazioni librettistiche, corredata di pregevoli iconografie realizzate da Pierre Paul Sevin e di una partitura completa in cui si trovano descritti i balletti degli intermezzi. Per quanto risulta raro trovare documentati i balli nei libretti attraverso le indicazioni sceniche, lo è altrettanto averli nelle iconografie a corredo dei libretti, come pure altrettanto inconsueto è avere la stessa corrispondenza nella partitura. Per tale motivo è ragionevole credere che L’empio punito, riadattamento di una commedia spagnola dal titolo El burlador de Sevilla di Tirso de Molina, sia un caso unico di ‘transfert culturale’ nel panorama operistico seicentesco e costituisca un esempio singolare di poesia di circostanza, dal momento che la commedia messa in scena nel piccolo teatro di Palazzo Colonna in Borgo fu fortemente voluta dalla regina Cristina di Svezia.
L’obiettivo di questa ricerca è da un lato offrire una nuova interpretazione dell’opera di Melani attraverso l’analisi dettagliata dei balletti, delle iconografie, dei versi nel libretto e delle indicazioni sceniche presenti nella commedia per musica per meglio comprendere in quale modalità venissero messe in scena le danze e quale fosse la loro importanza scenica fortemente correlata alla musica strumentale da ballo, in particolar modo nell’opera romana di fine Seicento; dall’altro, riflettere sulle relazioni intercorse tra librettista, compositore e maestro di ballo, considerando che in questo periodo circolava a Roma un autentico repertorio di passi, di strutture coreografiche e di musica strumentale da ballo inserita negli intermezzi teatrali.