in collaborazione col 
Dipartimento delle Arti Alma Mater Studiorum — Università di Bologna  

Ventitreesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»

Abstracts

 


ELISABETTA FAVA
 (Torino)

Dal sovrannaturale all’inconscio: metamorfosi del fantastico nel teatro musicale del primo Novecento

Fin da quando muove i suoi primi passi, il fantastico musicale sembra volersi ritagliare uno spazio sonoro autonomo attraverso la scelta di strumenti inconsueti e sonorità rare. Il primo Novecento porta molti cambiamenti nella percezione del fantastico tanto in letteratura quanto nelle arti figurative, finendo per diventare una manifestazione non più del sovrannaturale, ma dell’inconscio: ai fantasmi romantici, abitatori di boschi e luoghi orridi, si sostituiscono quindi i fantasmi della mente.
L’intervento mostra alcuni casi interni al teatro musicale, in cui la vicenda include manifestazioni oniriche o paranormali che ripensano in termini moderni la tradizione del fantastico come esplorazione degli spazi occulti dell’io. Di questa natura è la voce della moglie morta ascoltata da Paul in Die tote Stadt (1920), di fatto un’allucinazione: in questo caso, oltretutto, Korngold concepisce l’intera opera come un sogno espressamente rivissuto in termini freudiani e forse proprio per questo, a dispetto del clima espressionistico di certe scene, ricorre in modo sistematico a una strumentazione insolitamente preziosa, continuamente infiltrata da Glockenspiel, celesta e xilofono. Altri casi analoghi si riscontrano in Der Traumgörge di Zemlinsky (1907), Der ferne Klang e Irrelohe di Schreker (1912 e 1924), Die Frau ohne Schatten di Richard Strauss (1919), L’angelo di fuoco di Prokofiev (1928): sullo sfondo si possono tener presenti gli sviluppi futuri che porteranno a una sorta di ekphrasis sonora nel sogno del pittore protagonista di Mathis der Maler (Hindemith, 1938) oppure a vere e proprie opere-sogno come Juliette di Martinu (1938) o Karl V di Krenek (1938). Il quesito aperto, a cui si tenta di dare risposta basandosi sul riscontro della strumentazione e delle strategie armoniche di passi significativi all’interno di alcune delle opere citate, è se, con quali mezzi e in quale misura la ricerca di colori insoliti, sfuggenti e poco decifrabili, riesca a ricreare una dimensione onirico-visionaria e a produrre nella partitura la percezione di uno slittamento verso il buio dell’inconscio.