Le fonti iconografiche come supporto alla didattica della Storia della musica

Le fonti iconografico-musicali possono costituire un valido supporto all’insegnamento della Storia della musica. Infatti, le immagini attirano l’attenzione degli studenti e aiutano la memorizzazione dei concetti: l’insegnante può quindi coinvolgere attivamente i discenti nel riconoscimento di elementi musicali in dipinti, affreschi o altre testimonianze visive. In tal modo, non solo si consolidano le conoscenze dei ragazzi, ma si rendono più accattivanti i contenuti delle lezioni.

Porgo alcuni esempi.

Dopo aver presentato la classificazione della musica attuata da Boezio (VI secolo) nelle tre categorie di mundana (musica inudibile delle sfere), humana (musica del corpo umano) e instrumentalis (musica prodotta da voce e strumenti musicali), il docente potrà esemplificarla attraverso una fonte iconografica che rispecchia l’immaginario medievale. La miniatura del graduale di Natale del Pluteo 29.1 Mediceo Laurenziano (c. 1250) rappresenta proprio tale tripartizione: una donna allegoria della musica “dirige” le sfere celesti in alto (musica mundana), quattro cantanti nel mezzo (musica humana) e un suonatore di viella in basso (musica instrumentalis).

Un tema iconografico molto rappresentato nel corso dei secoli è quello di santa Cecilia, patrona della musica, di grande aiuto per rivelare alcuni aspetti della storia e della prassi musicale. Un esempio eloquente è quello dell’Estasi di Santa Cecilia di Raffaello (1514): la raffigurazione degli angeli con i libri-parte che cantano nella parte alta della pala raffigura l’esecuzione della polifonia a cappella cinquecentesca. Gli strumenti calpestati dalla Santa, inoltre, offrono un’istruttiva panoramica organologica dell’epoca.

Un altro tipo di immagine utile al docente di storia della musica è la caricatura, strumento ironico per far toccare con mano ai ragazzi alcuni clichés relativi alle personalità dei musicisti. Ad esempio, l’immagine di Liszt con dita lunghissime che sprigionano un fiume di note dalla tastiera del pianoforte mette in evidenza il sensazionale funambolismo dell’esecutore.

È possibile ricorrere all’iconografia anche per spiegare i processi di composizione dei brani musicali. Tra i Nocturnes di Debussy, pubblicati nel 1900-1901, e la serie delle Ninfee di Monet, esposte nel 1909, non vi sono rapporti di tipo cronologico; tuttavia, l’insegnante potrà servirsi dell’accostamento tra i due cicli per far comprendere alcuni aspetti relativi all’atmosfera che caratterizza le composizioni di Debussy. Infatti, come Monet tratteggia le ninfee per mezzo di tratti indefiniti e vaghi, così Debussy in Nuages, primo movimento dei Nocturnes, inserisce schizzi timbrici e coloristici, con una continua evocazione di un elemento proprio delle nuvole tramite un ondeggiamento per moto parallelo.

Questi sono solo alcuni esempi che gli insegnanti di storia della musica possono evocare per approfondire generi musicali e autori. Ci sono però molte altre possibilità per illuminare i discorsi in àmbito musicale attraverso l’espressione complementare dell’arte visiva, che può spingere i ragazzi verso l’interesse per le manifestazioni artistiche. Il docente, in tal modo, stimola le capacità intellettuali e cognitive dei discenti, che acquistano la consapevolezza dei rapporti che collegano la produzione musicale a diversi contesti culturali e artistici.

Maddalena Menegardi
Università di Bologna
Scuola di specializzazione in Beni Musicali

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