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Home page Monateri Valentina Insegnar col mito nella scuola dell’infanzia
Aggiornato il Gennaio 21, 2025Gennaio 21, 2025Monateri Valentina Vaccarone Elisabetta

Insegnar col mito nella scuola dell’infanzia

Gocce

Nell’anno scolastico appena concluso il mito di Fetonte è stato al centro di numerose iniziative rivolte a scuole torinesi di diverso indirizzo, ordine e grado. Tra le diverse attività ideate, il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino ha promosso, all’interno del progetto di Terza Missione “Miti di fondazione”, un laboratorio di musica e teatro svolto presso la scuola dell’infanzia “Millefonti” del quartiere Lingotto. Qui, in collaborazione con la città, sono stati messi a dimora due pioppi che, raffiguranti simbolicamente le Eliadi, sorelle di Fetonte, hanno fornito lo spunto per la realizzazione di un laboratorio avente due obiettivi principali: sviluppare la consapevolezza dell’ascolto e del gesto corporeo a partire dalle metamorfosi narrate nel mito e sensibilizzare alla sostenibilità ambientale attraverso un mito che rappresenta una perfetta metafora dell’attuale cambiamento climatico.

È stato chiesto alle bambine e ai bambini dai tre ai cinque anni di familiarizzare con le caratteristiche narrative del mito attraverso un piccolo gioco per conoscersi e introdurre la classe ai lavori: in uno spazio di azione immaginario tra l’Olimpo e la natura terrestre, la classe è stata invitata a costruire con il corpo alcune “mitiche” scatoline contenenti mostri e divinità mitologiche di cui ha mimato le caratteristiche con gli strumenti dell’improvvisazione teatrale.

L’attività centrale del laboratorio è stata quindi dedicata alla lettura, all’ascolto e alla restituzione teatrale di una filastrocca ispirata al racconto del mito di Fetonte narrato nelle Metamorfosi di Ovidio: il testo ovidiano, che Calvino definiva «dagli indistinti confini»,[1] ha così preso giocosamente forma in una versione performativa che la classe ha fatto propria. La filastrocca è stata suddivisa in quattro sequenze, presentate di lezione in lezione. La prima, con funzione di ritornello, è divenuta l’esercizio preparatorio di ciascun incontro, al fine di sviluppare una tecnica di memorizzazione attraverso l’associazione dalcroziana di gesto, suono e movimento. Il laboratorio ha infatti messo al centro della formazione infantile la «retorica del corpo» ovidiana,[2] fascinazione per la metamorfosi che si trasmette dal gesto al corpo fino alla parola e alla musica. Tali elementi sono ancora più evidenti nelle due successive sequenze dove ciascun movimento è stato associato al suono di una percussione mediante l’utilizzo di strumenti scelti non solo per fini mimetici, ma anche per educare alla sostenibilità ambientale: dalle Eliadi ai pioppi, dagli alberi al legno, dal legno alla realizzazione dei primi strumenti musicali, flauti e percussioni. Per l’ultima sequenza, dedicata al catasterismo del fiume Eridano, ci si è “spostati” tra le stelle, trasformate in suono con l’ausilio di triangoli e tamburelli a sostegno ritmico della melodia di Ah! Vous dirai-je, Maman appositamente rivisitata.

Il laboratorio è stato di ispirazione per le docenti e per i genitori, coinvolti nella produzione di un audiolibro della filastrocca costruito con i disegni delle bambine e dei bambini, lettrici e lettori del testo. Tradotto in parte in spagnolo in omaggio al contesto multiculturale della classe, il libro costituisce una rivisitazione del mito indagato tra musica e teatro con lo sguardo curioso e vivace dei bambini, in uno scambio di conoscenze che incarna al meglio lo spirito universitario della Terza Missione.

Valentina Monateri
Elisabetta Vaccarone
 Dottorande in Letterature e culture comparate
Dipartimento di Studi Umanistici – Università di Torino


[1] Italo Calvino, Gli indistinti confini (1979), in Publio Ovidio Nasone, Le Metamorfosi, a cura di P. B. Marzolla, Torino, Einaudi, 1994, pp. vii-xvi.
[2] Cfr. Lynn Enterline, The Rhetoric of the Body. From Ovid and Shakespeare, Cambridge, Cambridge University Press, 2006, p. 6. Cfr. inoltre Chiara Lombardi, La passione e l’assenza. Forme del mito in poesia da Shakespeare a Rilke, Torino, Accademia University Press, 2018, p. 24.

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