in collaborazione col 
Dipartimento delle Arti Alma Mater Studiorum — Università di Bologna  

Ventitreesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»

Abstracts

 


ADRIANA DE FEO
 (Vienna)

La retorica degli affetti nei drammi per musica di Apostolo Zeno: la ‘poetica’ di Giulio Cesare Scaligero

Apostolo Zeno (1668-1750) fu un erudito di sterminata cultura; i riferimenti retorico-letterari nella sua produzione drammatica sono numerosi e variopinti: dai trattati di filosofia morale dell’umanesimo fino alla tragedia classica francese.
La mia analisi si sofferma in particolare sulla retorica degli affetti. Spesso negli argomenti dei suoi drammi ‒ è il caso, ad esempio, dei Rivali generosi ed Eumene, scritti entrambi nel 1697 ‒ ¬-egli descrive le passioni che guidano l’agire dei personaggi; ma non mancano testimonianze in questo senso anche nella sua corrispondenza epistolare e in sprazzi del Diario zeniano di Marco Forcellini, relative sia alla produzione veneziana (1696-1717) sia a quella viennese (1718-1729).
Oltre al celebre trattato di René Descartes Les passions de l’âme (1649), la rappresentazione delle passioni nel dramma per musica è radicata negli ideali dell’umanesimo rinascimentale e, in particolare, nella poetica degli affetti descritta nei Poetices libri septem di Giulio Cesare Scaligero (Lione, 1561).
Considerando la relazione tra retorica e filosofia morale, se Cartesio rappresenta la parte filosofica, teorica e astratta, Scaligero incarna la parte pratica che si riferisce alla composizione letteraria del testo. Senza dubbio Zeno conosceva l’opera di Scaligero (l’autore viene citato diverse volte nel Diario zeniano), poiché molto rappresentativo di una certa scuola di retorica, insieme a quella di altri umanisti come Giovanni Andrea Alciati.
Lo scopo di Scaligero era quello di insegnare ai futuri poeti come scrivere componimenti lirici: coniugando lo stile retorico di Ermogene di Tarso (160-225 d.C.) e la teoria di Cicerone che completa la dottrina dei tre livelli stilistici della retorica, Scaligero distingue 22 diversi affetti (ovvero qualità stilistiche) in un testo. Nella relazione, questa dottrina viene messa a confronto con alcune delle arie dei libretti più significativi di Apostolo Zeno allo scopo di paragonare gli affetti letterari a quelli musicali e valutare il carico sentimentale trasmesso grazie alla congiunzione dei due mezzi espressivi.