Ventiduesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»
Bologna, 23-25 novembre 2018
Abstracts
Emanuele Barbella: un ritratto sonoro
La ricerca prende le mosse dalla figura di Emanuele Barbella (1718-1777), “celebre sconosciuto” del mondo musicale partenopeo di cui quest’anno ricorre il 300° anniversario della nascita. Fido informatore di Charles Burney per quanto riguardava la vita musicale dei conservatori napoletani, Barbella fu violinista, compositore e convinto tartiniano.
Figlio del violinista Francesco Barbella e nipote del compositore Michele Cavallone (o Gabellone), la sua biografia si snoda tra i contatti con importanti voci del mondo musicale, da Padre Martini ai Mozart, al Farinelli, e con esponenti del tessuto diplomatico inglese dell’ambiente napoletano, dominato da figure quali Lord Hamilton e Lord Fortrose, restituendo l’immagine di un uomo profondamente calato nel suo tempo.
Questo lavoro nasce in seno all’allestimento dell’edizione critica della raccolta Six duos pour deux Violons ou deux Mandolines avec une Basse ad libitum, pubblicata a Parigi attorno agli anni ’70 del Settecento. Quest’opera rappresenta infatti un pot-pourri dell’arte barbelliana, che unisce la cantabilità napoletana alle “contronote” della scuola di Leonardo Leo, arricchendoli degli insegnamenti tartiniani, particolarmente evidenti nel profuso utilizzo di bicordi che evocano la teoria armonica del “terzo suono”. La particolarità della raccolta risiede nelle colorite didascalie che fungono da soggetto per ogni sequenza musicale, fino a rendersi quasi sceneggiatura vera e propria. Il carattere musicale dei movimenti dei sei duetti è infatti riassunto programmaticamente nei titoli e nelle annotazioni che Barbella aggiunge con ironica perizia. Ne risultano dei veri e propri tableaux vivants in cui i personaggi citati si fanno soggetti e tratteggiano il carattere della musica, attingendo al patrimonio culturale delle maschere italiane (come nel caso di Pulcinella, Coviello e Mago Sabino), all’Olimpo delle divinità pagane e ad alcuni clichés, nello spirito della Commedia dell’Arte italiana, tracciando un canovaccio di tipi riconoscibili che possano improvvisare tra le note.
L’approccio a questa raccolta ha permesso di approfondire l’essenza dell’«inconsueta estrosità» della produzione musicale di Barbella e della sua personalità: due aspetti che si sono svelati vicendevolmente.