Federico Vizzaccaro (Roma)
Una sconosciuta opera in musica allestita a Roma nel 1662: “La forza del destino” di Orazio Benevoli e Paolo Olivieri

Nato a Roma nel 1632, Gaspare Alveri ricoprì diversi incarichi istituzionali (da maresciallo del Popolo Romano a governatore di Palestrina) e partecipò attivamente alla vita culturale della città (fu, tra l’altro, gentiluomo di camera di Cristina di Svezia). La sua occupazione prevalente fu però la ‘scrittura’ e l’accumulo di dati riguardanti le famiglie aristocratiche di Roma: trascorse gran parte della sua vita a copiare notizie da archivi notarili e da altre fonti, a descrivere la storia e le genealogie dei nobili residenti nell’Urbe, e a redigere memoriali sulla propria vita familiare. Pubblicò solo una parte della sua ampia produzione, che confluì nei due volumi intitolati La Roma in ogni Stato (1664) – altre sette rimangono manoscritti – mentre un’altra opera, La verità, è rimasta incompleta. Nel corso del tempo la documentazione di Alveri è confluita nell’Archivio Storico Capitolino (fondo Cardelli), ed è tuttora al vaglio di numerosi studiosi di varie discipline. In questa enorme raccolte di fonti è possibile imbattersi anche in notizie di interesse storico-musicale: in uno dei suoi memoriali (ASC, fondo Cardelli, donazione Carlo, tomo VI), infatti, Alveri fornisce interessanti informazioni su un’opera in musica fino ad ora sconosciuta, intitolata “La forza del destino, ò vero quel che il Ciel destina mancar non può”. Questa ‘comedia in musica’ fu allestita per volontà dello stesso Alveri presso il suo palazzo di famiglia, nei pressi della chiesa di S. Marcello al Corso, nel 1662; autore del testo è Giovanni Battista Passeri, denominato nelle fonti coeve ‘pittore e poeta’, e autori delle musiche sono Orazio Benevoli e Paolo Olivieri. Già questa informazione si rivela di grande interesse perché, per la prima volta, Benevoli – celebre per la sua produzione di musica sacra soprattutto policorale –, è attestato come compositore di un’opera per il teatro in musica.
La trascrizione integrale del passo tratto dal memoriale di Alveri (già in parte descritto da Elisabetta Mori nel 2003) fornisce altre interessanti informazioni sulle forze mobilitate per questo evento (cantanti, musicisti, ballerini, altro personale…) e sulle spese sostenute, nonché sui motivi che spinsero questo personaggio – all’epoca pieno di debiti – a organizzare questo evento, che egli definisce una «festa che servì in effetti di ricreazione à tutta Roma»; e su tali motivi si possono formulare alcune ipotesi, connesse in primo luogo alla necessità, per Gaspare Alveri, di mantenere un’immagine della famiglia di alto profilo.