Ventiduesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»
Bologna, 23-25 novembre 2018
Abstracts
Giuseppe Torelli e la musica strumentale: su alcuni inediti nell’archivio di S. Petronio
Nel suo Versuch einer Anweisung, die Flöte traversiere zu spielen (1752), Johann Quantz attribuiva a Giuseppe Torelli le origini del concerto. Ricerche storiche approfondite hanno circoscritto la veridicità di quest’antica e fortunata tesi. Rimane tuttavia indiscutibile il contributo del compositore veronese nella formazione del concerto barocco: tale contributo si può riassumere nell’individuazione di una nuova tipologia di scrittura (forma a ritornelli, alternanza solo-tutti, differenziazione tematica dei gruppi strumentali, tendenza all’omoritmia) che sancisce il passaggio dalla sonata policorale secentesca al maturo genere concertistico. A ciò si aggiunge la predilezione per la tromba solista, marchio stilistico del soggiorno bolognese di Torelli, il quale a più riprese, a cavallo fra Sei e Settecento, fu alle dipendenze della Cappella musicale di S. Petronio.
In questo quadro storiografico sufficientemente consolidato non mancano tuttavia zone oscure: va ricordato che solo una parte delle opere torelliane andò in stampa vivente il compositore (gli opera 1-6; l’op. 8 è postuma), mentre un numero cospicuo di composizioni manoscritte rimane a tutt’oggi inedito e di non facile datazione. Tra queste, una decina di opere dell’ultimo periodo bolognese (1701-1709), nelle quali spicca la presenza dell’oboe come strumento concertante. Questo nucleo di composizioni – variamente etichettate come “concerti”, “sonate”, “sinfonie” – presenta tratti innovativi non solo nella strumentazione, ma anche nell’assetto morfologico-stilistico; la variabilità della definizione allude inoltre a una trasversalità di generi, contesti e funzioni. Una loro attenta analisi può contribuire a una più completa definizione del quadro della produzione torelliana e, più in generale, del corpus strumentale della Scuola Bolognese.