Una soluzione nuova a una situazione difficile? Gli allestimenti di “Turandot”(1924-1928)
La relazione si propone di indagare la genesi degli allestimenti di Turandot dal momento in cui Puccini inizia a farne menzione nelle lettere – indicando il nome di Piero Stroppa (1921) – ai primi bozzetti per la mise en scène, per i quali il compositore aveva fatto cadere la sua scelta, non senza ripensamenti, su Galileo Chini. Utilizzando, oltre a quanto già pubblicato dell’epistolario pucciniano, nuove lettere e documenti inediti conservati nell’Archivio Storico Ricordi, si è quindi tentato di ricostruire le varie fasi del lavoro che portarono alla scenografia della prima assoluta dell’opera (Milano, Teatro alla Scala, 25 aprile 1926). Tralasciando la vicenda, già ricostruita (G. Olivero 2008, V. Crespi Morbio 2015), della scelta dei figurini di Caramba in luogo di quelli di Brunelleschi per la prima scaligera, si è cercato inoltre di dimostrare come la presenza di due serie di figurini fosse funzionale al programma di diffusione dell’opera secondo gli accordi presi dai gestori di Casa Ricordi con i teatri che ne avevano chiesto il noleggio. Sono infatti questi gli anni in cui l’organizzazione del sistema operistico attraversa una fase di trasformazione: il modello codificato delle “disposizioni sceniche” diventa più flessibile e ammette una serie di variazioni, coerenti con le possibilità di ciascun teatro. Dalla documentazione conservata (in particolare le recensioni giornalistiche e i resoconti inviati a Milano dopo ogni spettacolo) emerge che le varianti non riguardano solamente l’aspetto formale ma sono legate a una diversa interpretazione dell’opera; l’esame delle fonti dovrebbe quindi consentire di comprendere meglio come siano state allestite le Turandot andate in scena negli anni 1926-1928 sia in Italia (dopo Milano e Roma, a Venezia, Napoli, Pisa, Palermo), sia nel resto d’Europa (a Vienna, dove lo scenografo Alfred Roller tenne conto delle conversazioni che aveva avuto con Puccini al tempo della composizione dell’opera; a Berlino e Dresda), negli Stati Uniti (a New York e San Francisco) e in Sud America (a Buenos Aires).