Le rievocazioni storiche: cultura o svago?

È col Romanticismo – spiega Marc Bloch nella sua Apologia della storia – che i popoli affermano l’esigenza di ricercare le proprie radici in un passato lontano attraverso lo studio programmatico della storia. Il recupero di una tradizione, nelle sue svariate forme, implica però talvolta interventi, minimi o considerevoli, sui dati veicolati dalle fonti. Da una parte si manifesta l’evocazione di momenti che tendono a riproporre un immaginario mondo perduto, dall’altra un orientamento di tipo scientifico vòlto a organizzare un patrimonio di reperti. Queste due tendenze si esprimono oggi nelle cosiddette “rievocazioni storiche”.

Le “rievocazioni” propriamente dette mirano a ricreare luoghi o episodi storici documentati, siano esse permanenti, come nel caso dell’antica città di Aarhus in Danimarca, oppure effimere, come l’allestimento della battaglia di Austerlitz (Brno), o, in Italia, la rievocazione della battaglia dell’Ariotta (Novara).

Tali eventi sono spesso confusi con feste di tipo folkloristico, fiere che allestiscono tranches de vie di epoche passate, mostre di antichi mestieri, tornei, banchetti, del tutto verosimili nel rispetto della veridicità storica, ma che non riferiscono di alcun episodio specifico. Ne sono esempio le manifestazioni di Brisighella (Ravenna) oppure il vecchio festival di Issogne in Val d’Aosta, o ancora la festa celtica di Beltane, Masserano (Biella).

Sia le rievocazioni storiche sia le feste folkloristiche accolgono volentieri momenti musicali che vorrebbero ricreare l’atmosfera dell’epoca. Ma quale epoca? Generalmente si sconfina in esperienze mediatiche che nulla hanno a che fare con l’eredità culturale dell’antichità. In una pagina web che pubblicizzava il vecchio festival di Issogne si leggeva «A fare da cornice all’evento, concerti di musica celtica e medievale», slogan che peraltro denoterebbe come unità distinte le due tradizioni – quella medievale, tra l’altro, variegatissima e monumentale giacché abbraccia un millennio. Ma ciò che si ode più spesso non ha nulla a che fare con la tradizione musicale antica, è piuttosto un arcano melange di ambient music e sonorità new age.

Sia il setting, ossia l’ambiente che ospita la rievocazione, sia la musica ivi diffusa, sono nella maggior parte dei casi opera di semplici amatori, senza riferimenti scientifici, giacché solo di rado vengono consultati storici e musicologi. Ma affinché vi sia una ricostruzione, una rievocazione a pieno titolo, pure a livello musicale, occorrono competenze adeguate. Altrimenti sarà legittimo parlare di piacevoli intrattenimenti da svago, che però non raccontano la storia, quella vera e documentata.

Sara Elisa Stangalino

Dottore di ricerca

Alma Mater Studiorum – Università di Bologna

Le rievocazioni storiche: cultura o svago?

Le rievocazioni storiche: cultura o svago?

È col Romanticismo – spiega Marc Bloch nella sua Apologia della storia – che i popoli affermano l’esigenza di ricercare le proprie radici in un passato lontano attraverso lo studio programmatico della storia. Il recupero di una tradizione, nelle sue svariate forme, implica però talvolta interventi, minimi o considerevoli, sui dati veicolati dalle fonti. Da una parte si manifesta l’evocazione di momenti che tendono a riproporre un immaginario mondo perduto, dall’altra un orientamento di tipo scientifico vòlto a organizzare un patrimonio di reperti. Queste due tendenze si esprimono oggi nelle cosiddette “rievocazioni storiche”.

Le “rievocazioni” propriamente dette mirano a ricreare luoghi o episodi storici documentati, siano esse permanenti, come nel caso dell’antica città di Aarhus in Danimarca, oppure effimere, come l’allestimento della battaglia di Austerlitz (Brno), o, in Italia, la rievocazione della battaglia dell’Ariotta (Novara).

Tali eventi sono spesso confusi con feste di tipo folkloristico, fiere che allestiscono tranches de vie di epoche passate, mostre di antichi mestieri, tornei, banchetti, del tutto verosimili nel rispetto della veridicità storica, ma che non riferiscono di alcun episodio specifico. Ne sono esempio le manifestazioni di Brisighella (Ravenna) oppure il vecchio festival di Issogne in Val d’Aosta, o ancora la festa celtica di Beltane, Masserano (Biella).

Sia le rievocazioni storiche sia le feste folkloristiche accolgono volentieri momenti musicali che vorrebbero ricreare l’atmosfera dell’epoca. Ma quale epoca? Generalmente si sconfina in esperienze mediatiche che nulla hanno a che fare con l’eredità culturale dell’antichità. In una pagina web che pubblicizzava il vecchio festival di Issogne si leggeva «A fare da cornice all’evento, concerti di musica celtica e medievale», slogan che peraltro denoterebbe come unità distinte le due tradizioni – quella medievale, tra l’altro, variegatissima e monumentale giacché abbraccia un millennio. Ma ciò che si ode più spesso non ha nulla a che fare con la tradizione musicale antica, è piuttosto un arcano melange di ambient music e sonorità new age.

Sia il setting, ossia l’ambiente che ospita la rievocazione, sia la musica ivi diffusa, sono nella maggior parte dei casi opera di semplici amatori, senza riferimenti scientifici, giacché solo di rado vengono consultati storici e musicologi. Ma affinché vi sia una ricostruzione, una rievocazione a pieno titolo, pure a livello musicale, occorrono competenze adeguate. Altrimenti sarà legittimo parlare di piacevoli intrattenimenti da svago, che però non raccontano la storia, quella vera e documentata.

Sara Elisa Stangalino

Dottore di ricerca

Alma Mater Studiorum – Università di Bologna

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